Featured Image

Game of Death

2010
REGIA:
Giorgio Serafini
CAST:
Wesley Snipes
Zoe bell
Robert Davi

Il nostro giudizio

Game of Death: un action adrenalinico a firma dell’italo-americano Giorgio Serafini. Inseguimenti, carambolate e sparatorie per Wesley Snipes e Zoe Bell.

Ai più sarà anche un nome sconosciuto ma Giorgio Serafini, regista italo-belga trapiantato negli Stati Uniti, pare uno con le palle quadre, almeno a giudicare da questa pellicola puntualmente respinta sul suolo patrio. Eppure da noi costui ci ha pure lavorato, dirigendo un paio di cosette insulse e fastidiose per le reti nazionali, un Gente di mare 2 e un Il bene e il male, tanto per gradire. Roba casereccia che si dimentica in fretta, se la si vede. Poi il nostro uomo s’è rotto, forse perché qui non si combina altro, e allora ha sfornato questo film made in USA fatto con tutti i criteri del buon cinema americano.

Game of Death è un film sorprendentemente asciutto e vitale, non ha strascichi né traballamenti, parte in quarta e dopo un paio di derapate spettacolari si rimette in carreggiata come se nulla fosse successo. Ti strizza i coglioni e ti prende lo stomaco, e alla fine, anche se non sei un appassionato del genere, non puoi che fartelo piacere. È malvagio, radicale, sboccato, perché non perde tempo, non si dilunga, non offre facili escamotage per giustificarsi. Niente sentimentalismi e sbrodolate collaterali ma solo il sapore acido del metallo surriscaldato, della rabbia, del sangue, e il ronzio di proiettili furenti attutito dai silenziatori.

Il soggetto, a firma di Jim Agnew e Megan Brown, ha d’altronde la rara virtù di condensare la propria tessitura narrativa in un’unica giornata, inseguimenti, carambolate, sparatorie tortuose e colpi di Capoeira e Taekwondo tutti acquisiti in blocco e pompati tra le righe di una sceneggiatura puntuale e frizzante.

Wesley Snipes (Demolition Man, Blade) non sarà particolarmente espressivo, costipato in abiti borghesi com’è, completo scuro e cravatta intonata, ma quando c’è da menare non si tira indietro. D’altra parte conta su Robert Davi come complementare, il faccione butterato che fa da trademark e il portamento da signore (non troppo) perbene. E poi i cattivi, magari meno burini di quanto ci si aspetterebbe, ma tutto sommato anche convincenti. Gary Daniels è un super palestrato eloquente come un colonnello sovietico, circondato da sgherri altrettanto pregnanti e muscolosi, tutti fasci d’acciaio e pistolettate facili. Non si riesce nemmeno a contarli con approssimazione, perché la loro funzione è prettamente numeraria, cioè ammazzare i poveracci di turno o farsi spaccare il cranio dalle mosse di Snipes.

Per onorare le quote rosa, ecco la stunt woman Zoe Bell (quella che controfigurava la Thurman in Kill Bill) che, sarà il viso un po’ angolato e asimmetrico, sarà il fisicaccio vagamente mascolino, ma riesce comunque a farti schizzare il pissello a ore dodici. Vedere per credere, e questo basterebbe di per sé a riscattare un qualsiasi film.

Game of Death è un’opera di puro entertainment, limpida e coerente nella sua linearità, ma del tutto sprovvista di quel coté villano, volgare, cui ricorrono ben altre produzioni per puntare alla gratuità degli effetti. Da seguire con il cervello piuttosto che con il cuore.