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Future World

2018
Titolo Originale:
Future World
REGIA:
James Franco, Bruce Thierry Cheung
CAST:
James Franco (Warlord)
Snoop Dog (Lovelord)
Jeffrey Wahlberg (Prince)

Il nostro giudizio

Future World è un film del 2018, diretto da James Franco e Bruce Thierry Cheung.

Che James Franco fosse un tipetto non proprio con tutte le rotelle al posto giusto lo si poteva tranquillamente intuire già spulciando sommariamente il suo ricco ed eterogeneo curriculum registico, un menù decisamente schizofrenico nel quale progetti di ampio respiro autoriale (Child of God, The Sound and the Fury, In Dubious Battle) coesistono, senza nessun apparente problema o imbarazzo, con stravaganze del calibro di The Disaster Artist e il recentissimo Future Wolrd. Se, tuttavia, con l’ironico e al contempo lucidissimo biopic dedicato alla rocambolesca ascesa del delirante dandy postmoderno Tommy Wiseau l’attore e cineasta di Paolo Alto era riuscito a trovare un’ideale quadratura del cerchio all’interno del proprio sconclusionato percorso creativo – dando vita a uno stuzzicante cortocircuito di alter ego a doppio senso –, quest’ultima imbarazzante incursione nella sci-fi post-apocalittica, dall’acido sapore ultra tamarro, rappresenta certamente uno dei punti più bassi di una carriera finora, tutto sommato, (in)coerente e, a suo modo, umilmente personale.  Come dice il vecchio detto? “Chi troppo vuole nulla stringe”, e qui il buon Franco ha evidentemente dimostrato di voler osare troppo, senza avere minimamente sotto controllo il pastrocchio da lui stesso partorito, trovandosi con in mano un pugno di mosche e tanto, tanto, ma proprio tanto letame, sulla carta quanto dinnanzi all’obbiettivo.

Frutto dell’indecente sforzo creativo scaturito dalla sconclusionata penna della coppia Jeremy CheungJay Davis  e messo in scena dallo stesso Franco in collaborazione col fido direttore della fotografia Bruce Thierry Cheung, Future World ci catapulta nell’ormai ben noto (e insopportabile) arido futuro post-nucleare abitato dalle solite bande di brutti ceffi motorizzati e punkettari, dove il giovane e intrepido Prince (Jeffrey Wahlberg) si trova costretto a imbarcarsi in un’ardua avventura, nel mezzo del deserto sconfinato, al solo scopo di raggiungere la mitologica Paradise Beach dove reperire l’unica medicina in grado di curare il malanno che affligge l’amata madre (Lucy Liu in versione “mordi e fuggi”). Affiancato dai fedeli compagni di motocicletta Rico (Ben Youcef) e Skinny (Wilmer Calderon) e con l’aiuto di una sexy-androide ribelle (Suki Waterhouse, conturbante e anonima allo stesso tempo), il ragazzo dovrà vedersela con una serie d’infidi ostacoli, combattendo contro le insidie e i soprusi di due grotteschi capibanda avversari, Warlord (un James Franco sopra le righe, con denti marci e giubbotto di pelle borchiato) e Lovelord (udite udite, Snoop Dogg, obiettivamente il più cool di tutta la combriccola). Sabbia, sole accecante, tubi di scappamento e tamarraggine diffusa fanno il resto.Tralasciando per un attimo il fatto che sarebbe davvero l’orettina buona di porre un definitivo veto ad ogni bislacco e mal assortito erede dei Mad Max e compagnia cantante di turno, il vero problema alla base del film sta tutto nella sostanziale inutilità dell’espediente narrativo di base.

Concordando sul fatto che Franco non è assolutamente George Miller – e, a voler essere onesti, manco Russ Meyer! –, una lancia a suo favore andrebbe pur spezzata, in quanto, trovandosi per la maggior parte del tempo a gigionare dinnanzi all’obbiettivo, il vero casino d’insieme andrebbe imputato al compagno di merende Cheung, evidentemente incapace nel conferire un minimo di coerenza a un qualcosa che, a ben vedere, la coerenza se l’è lasciata alle spalle ancor prima di cominciare. Strutturato mediante i topoi e le figure canoniche della classica epopea del viaggio dell’Eroe, con i vari Principi, Principesse e scudieri d’occasione, Future World vede in prima linea un imberbe Don Chisciotte che, affiancato dai fidi Pinco Panco e Panco Pinco, in sella al proprio destriero motorizzato – e dove l’avranno trovato la benzina solo il buon Dio lo sa! – affronta coraggiosamente i due cattivaci/pederasti di turno, sostenuto dalle allettanti promesse delle immancabili curve dello scosciato robottone/donzella d’ordinanza. Ah già: nel mucchiaccio selvaggio ci si butta pure, un po’ a muzzo, pure Milla Jovovich, così, tanto per gradire. C’è davvero un po’ di tutto in questo Easy Rider Fury Road della disperazione, ma, a voler essere onesti, la zappa ce la siamo integralmente tirata sui piedi noi medesimi, in quanto avremmo dovuto intuire l’antifona fin da quando, passato nemmeno il primo quarto d’ora, quel figaccione rincitrullito di Calderon se ne esce con la profonda constatazione che “Due pistole, due proiettili: due cadaveri”. ‘Azzo che acume!