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From a House on Willow Street

2017
Titolo Originale:
From a House on Willow Street
REGIA:
Alastair Orr
CAST:
Carlyn Burchell (Katherine)
Gustav Gerdener (James)
Zino Ventura (Mark)

Il nostro giudizio

From a House on Willow Street è un film del 2017, diretto da Alastair Orr

Non aprite quella porta” ci ha insegnato a suo tempo il buon Tobe Hooper, ma in questo caso sarebbe forse meglio optare per “non rubate in quella casa”, almeno dopo aver accuratamente visionato From a House on Willow Street, interessante e claustrofobica variazione in salsa demoniaca del genere kidnapping movie firmata da quel tal Alastair Orr che nel 2014 aveva già tentato (in verità senza ottimi risultati) d’imporre il proprio nome nel mare magnum dell’horror a basso budget con il risibile Indigenous. Questa volta però il giovane e sprezzante filmmaker compie un autentico atto di umiltà cinematografica, epurandosi da qualunque mania di grandezza autoriale per confezionare un racconto onesto e che non nasconde – ma anzi esalta e ne fa la propria forza propulsiva – le numerose citazioni più o meno dirette a celebri pellicole di ieri e di oggi invischiate con la tematica dell’inversione di ruolo fra vittima e carnefice, di cui Pet di Carlens Torrens appare ad oggi come l’exemplum maximum.

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La storia del cinema (e dell’horror in particolare) ci ha più volte educato, attraverso i propri titoli e le proprie storie, a diffidare di certi luoghi quali possibili fucine di orrori inimmaginabili, mettendoci in guardia da quell’Ultima casa a sinistra o da quella certa Casa sperduta nel parco, e senza scomodare quel simpaticone di leatherface ci basti l’ammonimento di Fade Alvarez che, con Man in Dark House, ci invita a non rompere le uova nel paniere ai casalinghi reduci di guerra non vendenti. Ebbene, From a House on Willow Street parte proprio da un tentativo di furto con scasso (e conseguente rapimento) dagli esiti davvero poco felici messo in atto dalla giovane Hazel (Sharni Vinson, quella di You’re Next) e dalla sua sgangherata combriccola di delinquenti improvvisati – ciascuno con un passato più o meno torbido accuratamente celato alle proprie spalle – ai danni di una strana e inquietante ragazza residente in una sperduta abitazione. Ben presto, però, il prezioso bottino umano in attesa di essere riscattato a fronte di un lauto compenso si rivelerà una piaga malefica capace di far precipitare il gruppo di aguzzini in una spirale d’indicibili orrori e paure ancestrali.

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Miscelando con un controllato minipimer citazionistico ingredienti di genere tra loro vari e gustosi (possessione demoniaca, stregoneria, home invasion ecc.) Orr realizza un prodotto onesto che, seppur non brilli certo di originalità, mette in scena ciò che promette con uno stile a suo modo seducente e a tratti persino perturbante, impiegando effetti di make-up dal gusto lovecraftiano capaci di partorire visioni che piacerebbero sicuramente alla mitologia di John Carpenter ma che indubbiamente si trovano a stridere con un uso forse troppo intensivo (e tecnicamente non certo sempre impeccabile) della CGI.  From a House on Willow propone nuovamente l’epopea di un gruppo di delinquenti dell’ultima ora che si trovano a dover pagare le terribili e inattese conseguenze del proprio maldestro tentativo di riscatto, laddove l’abitazione scelta per compiere il fattaccio e il suo letale contenuto si rivelano ben presto attivatori di un incubo soprannaturale e senza fine che invertirà irrimediabilmente le polarità in gioco, dando vita a un gustoso mash-up fra gli orrori domestici di Amityville Horror e le fantasmatiche vendette redivive di Last Shift.