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Figli come noi

2016
Titolo Originale:
Figli come noi
REGIA:
Rosso Fiorentino
CAST:
Andrea Carpiceci (Federico Aldrovandi)
Ughetta d’Onorescenzo (Katiuscia Favero)
Romeo Cirelli (Stefano Cucchi)

Il nostro giudizio

Figli come noi è un film del 2016, diretto da Rosso Fiorentino

Era dai tempi dello scioccante Diaz (2012) di Daniele Vicari che in Italia non si vedeva un così duro atto d’accusa contro gli abusi di potere della polizia: un po’ in sordina, ma sicuramente destinato a far parlare di sé, arriva Figli come noi (2016) dell’indipendente Rosso Fiorentino. Un regista dotato di un’impronta sempre personale (lo vediamo nei corti horror Hop-frog e Il corvo) e che con questo toccante j’accuse raggiunge la sua maturità narrativa e stilistica. Il film racconta, utilizzando una pluralità di linguaggi, cinque tragiche storie avvenute in Italia dal 1998 a oggi, in cui tutte le vittime erano sotto la custodia dello Stato, sia esso esplicato da Polizia, Carabinieri o medici di un ospedale psichiatrico. Figli come noi è suddiviso in cinque episodi narrati in alternanza: un ragazzo mentre torna a casa di notte incontra quattro poliziotti, che lo picchiano a morte; una ragazza fa la spola tra carcere e ospedale psichiatrico giudiziario, e dopo aver denunciato uno stupro viene trovata morta; un giovane viene arrestato per spaccio, e dopo una settimana muore per malnutrizione e percosse; due uomini sono arrestati dai Carabinieri per schiamazzi notturni: uno muore in seguito a un pestaggio, l’altro cerca invano di raccontare ciò che ha visto e sentito; due fidanzati anarchici, accusati di terrorismo, vengono trovati impiccati in carcere.

Pur avendo tolto ogni nome per ovvi motivi legali e di privacy, sono volutamente chiari i riferimenti alle rispettive vicende di Federico Aldrovandi, Katiuscia Favero, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva e Alberto Bigioggero, gli anarchici Sole e Baleno. Le intenzioni programmatiche della regia sono esplicate fin dal cartello iniziale: “Questo film è ispirato a fatti realmente accaduti. Ogni riferimento a cose o a persone realmente esistite non è affatto casuale”. Con grande coraggio e basandosi sugli atti processuali, Rosso Fiorentino non esita a denunciare in modo crudo e chiarissimo come queste sei persone siano morte a causa degli abusi di potere dello Stato – incarnato dall’inquietante figura che compare di tanto in tanto (di persona o in voice-over) per difendere l’operato delle forze dell’ordine (anche qui, le frasi sono prese dalle dichiarazioni di ministri e poliziotti). Nei casi di Aldrovandi e Uva sono mostrati esplicitamente i crudeli pestaggi, mentre la storia di Cucchi segue con particolare pathos il deperire giorno dopo giorno del ragazzo nella cella, con il rumore dei manganelli a fare da trait-d-union fra una scena e l’altra. Impressionante anche lo stupro della Favero da parte del medico e di un infermiere, storia che si conclude con la precisa tesi dell’omicidio – vediamo i due uomini strangolare la donna e poi appenderla a un albero per simularne il suicidio.

Rosso Fiorentino evita ogni enfasi per restituire le storie in tutta la loro tragicità, rappresentando uno Stato che è tutto meno che rassicurante e democratico – nel caso di Uva, chiamato continuamente “comunista di merda”, è chiara anche la connotazione fascistoide dei Carabinieri. Figli come noi è un’opera tanto intensa quanto pluristilistica: l’idea basilare è quella di un “cinema-verité”, un cinema quasi documentaristico che ricorda un po’ lo stile di maestri come Ferrara e Rosi; ma alla descrizione realistica si accostano immagini simboliche, quali l’uomo che rappresenta il Potere e i sei cadaveri disposti uno accanto all’altro nell’obitorio; nell’episodio di Aldrovandi, il più breve insieme a quello sui due anarchici, la regia si concede uno sguardo surreale tramite le soggettive del ragazzo che vede i poliziotti con maschere zoomorfe (chiara la connotazione belluina dei carnefici), per poi sfociare nel brutale realismo che contraddistingue tutte le cinque storie.