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Farmhouse

2008
Titolo Originale:
Farmhouse
REGIA:
George Bessudo
CAST:
Kelly Hu
Drew Sidora
Steven Weber

Il nostro giudizio

Una commistione tra dramma e torture porn per la coppia di Lake Dead, lo sceneggiatore Daniel Coughlin e il regista George Bessudo.

Lo sceneggiatore Daniel Coughlin e il regista George Bessudo tornano a unire i propri sforzi, un anno dopo i risultati deludenti di Lake Dead, tramite una commistione non proprio riuscita di dramma e torture porn con un briciolo di soprannaturale. I soldi sono ridotti all’osso: lo si nota dagli effetti speciali piuttosto pacchiani del finale e dal numero scarno di attori semi-sconosciuti, sui quali spiccano il televisivo Steven Weber (tra gli altri, Jenifer di Dario Argento) e il corpo sinuoso di Kelly Hu, famosa per il pubblico italiano nella parte di Kaori, protagonista di una celebre pubblicità di un formaggio da spalmare.

Perlomeno si cerca di buttare dentro qualche bella idea e di puntare gli sforzi sull’atmosfera. Uno dei deficit più marcati dei torture porn, infatti, è proprio la mancanza di qualsiasi tipo di suspence e di tensione psicologica che vanno a farsi benedire di fronte all’evidenza pornografica dell’effetto cruento. Farmhouse ha invece il merito di tentare di far respirare, in tutta la parte centrale, un’aria putrida e intrisa di morte, inserendo scene di sesso con tocchi di morbosità ed elementi di mistero al fine di aumentare il livello di inquietudine che, nello spettatore, si alza appena la coppia protagonista mette piede nella fattoria. Purtroppo la tensione viene spezzata più e più volte dall’inserimento di flashback sulla coppia (neanche fossimo in Lost) che ci raccontano il loro dramma con il figlio e la fuga da strozzini senza scrupoli, che sembrano collegati alla coppia di torturatori in cui sono incappati.
Intendiamoci, il vile budello spunta inevitabilmente e anzi Bessudo ci consegna alcune delle torture più stupidamente geniali e raccapriccianti degli ultimi anni: indimenticabili, in particolare, le (belle) ginocchia di Jamie Anne Allman letteralmente affettate con una grattugia dalla Hu e la deorbitazione di un occhio con un coltello. Il problema, però, si pone alla fine, quando dalla storia non si riesce più a uscire e si ricalcano strade abusate e finanche ridicole, con l’incontro del demonio che neanche a vederlo ci si crede. Il tocco soprannaturale del finale si rivela alquanto stupido, non solo per la resa estetica, ma anche per le ambizioni narrative della storia che vorrebbe diventare un apologo sul senso di colpa e fa subito pensare che quanto di buono si era visto in precedenza fosse solo stato frutto del caso e del mestiere.