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Equals

2015
Titolo Originale:
Equals
REGIA:
Drake Doremus.
CAST:
Nicholas Hoult
Kristen Stewart
Guy Pearce

Il nostro giudizio

Equals è un film del 2015, diretto da Drake Doremus.

Nel futuro, le emozioni sono una vera e propria malattia: una società asettica ed ordinata, in pace e senza guerre, le cura fino a che il “paziente” non viene isolato e condannato a morte. Ma due ragazzi scoprono di provare amore l’uno per l’altro, e decideranno di scappare. Un bel futuro distopico? C’è. La società asettica, soffocante e anaffettiva? C’è. L’innamoramento proibito? C’è. Una scenografia essenziale post-post-apocalittica? C’è: Drake Doremus non si fa mancare proprio nulla, e dopo la visita fortunata al Sundance con Like Crazy arriva a Venezia: dove ultimamente i generi, nell’illuminata direzione di Barbera, sono saliti prepotentemente alla ribalta quando pensiamo anche solo al film di apertura di due anni fa (quel gioiello di Gravity), e poi a Wolf Creek 2, The Sacrament, Under The Skin. Ed è proprio pensando a questi titoli che sale ancora più la rabbia vedere che la sci-fi, nella 72^ Mostra, è rappresentata da questa operetta smorta che è Equals.

A contribuire: l’interpretazione da “cagna maledetta” di Kristen Stewart, che dimentica di aver smesso i panni di Twilight e continua imperterrita a recitare con smorfiette, sguardi storti, aria da maledetta e sofferente, come se dovesse ancora attrarre ragazzotti in fregola preda di fremiti puberali; la presenza del belloccio, bravino e sprecato Nicholas Hoult (con almeno un film memorabile alle spalle, l’ironico e sottovalutato Warm Bodies, dove dava vita ad uno zombi innamorato); ma soprattutto, la trama. Che ruba a man bassa da buona parte della fantascienza stra-abusata degli ultimi anni, da Il Mondo di Jonas fino ad Insurgent (due cose che già di per sé non brillavano di luce propria) tra case e abiti bianchi e sguardi della folla persi nel vuoto. Insomma, roba vietata perché già vecchia dai patti Lateranensi.

Ad irritare ancor di più c’è l’idea di base di Equals, fintamente naive ­– amor vincit omnia  – che sembra non tenere conto del fatto che nel film di Doremus il sentimento così iperbolico dei protagonisti, talmente totale e assoluto da spingerli a rinnegare la loro stessa società, secondo la sceneggiatura nasce da una semplicissima attrazione fisica: non parlano mai, non si conoscono, non si abbandonano a confidenze, sembrano obbedire solo ai loro istinti – e infatti si incontrano e fanno sesso nel bagno – tanto da assimilarli ad adolescenti in foga ormonale. Ancor più forte quindi la certezza che Equals sia la solita furbata in scena per un target teenageriale, totalmente fuori posto sugli schermi veneziani. Che invece avrebbero bisogno, per contrastare l’ondata di eccessivo autorialismo che affiora qui e lì, della robusta sci-di di un Duncan Jones o di un Robert Kelly. Uno scempio.