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Elle

2016
Titolo Originale:
Elle
REGIA:
Paul Verhoeven
CAST:
Isabelle Huppert (Michèle)
Laurent Lafitte (Patrick)
Anne Consigny (Anna)

Il nostro giudizio

Elle è un film del 2016, diretto da Paul Verhoeven

Uno sguardo indietro, subito. Gerard Reve, il protagonista di De Vierde Man, racconta l’improbabile storia del feretro dell’uomo più alto del mondo, portato da trenta nani, ma corregge presto il tiro «niente nani, niente giganti… ma se mi metto a raccontare storie di nani continuamente, arriva un momento in cui comincio a crederci: io mento la verità, e, nel momento in cui non so più se una cosa è accaduta o meno, allora diventa eccitante… ciò che voi trasformate in realtà è infinitamente più eccitante della realtà tout-court…». Il cinema di Paul Verhoeven, che ha studiato fisica nella scia di Einstein, da sempre si si interroga sulla realtà come frutto di punti di vista variabili, e quindi come costruzione della psiche quando non addirittura costruzione psicotica. Elle non si sottrae al novero.  Michèle, la protagonista, è incarnata, è il caso di dirlo, da Isabelle Huppert: scelta ponderata, anche per il bagaglio simbolico di esperienze (Chabrol, Haneke), che ha fatto scivolare la produzione da Boston a Parigi, «nessuna attrice americana avrebbe accettato il ruolo».

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Una donna che reagisce a uno stupro, subìto in casa, in una maniera “non convenzionale” (se “convenzione” esiste), non solo per la rinuncia a denunciare la violenza, ma per il fatto di procedere “quasi come” se nulla fosse. Un atteggiamento che sembra prendere le forme, appunto, di una rielaborazione, di un “raccontarsi la realtà” che è istinto di sopravvivenza, e che aumenta l’ambiguità nella costruzione del personaggio: man mano che la storia, almeno in teoria, chiarisce nodi del suo passato, le ragioni e le pulsioni di Michèle sfuggono alla comprensione lineare, la vita scorre come un enigma, in bilico tra desiderio e violenza. Tratto dal romanzo Oh… di Philippe Djian, sceneggiato da David Birke, questo ritorno folgorante del regista olandese è stato accolto da plauso praticamente unanime, postfemministe incluse: i tempi sono cambiati, anche se sopravvive qualche imbarazzo, di tipo classificatorio.

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«Ma come? non avevamo detto che vi era piaciuto?»; «Sì, ma, il tema è piuttosto spesso, il film riesce a parlare della reazione a uno stupro con toni quasi da commedia. Ah no, no, è un thriller, un polar. Anzi, un rape and revenge». Qualsiasi prospettiva nomenclatoria si adotti, a quasi 78 anni, il regista olandese firma un film che, c’è da augurarselo, retrospettivamente riuscirà a reindirizzare al mittente gli strali degli haters, che in sostanza lo perseguitano fino dagli esordi. Un film, Elle, che, per la cronaca, non è il primo dopo dieci anni: in mezzo, nel 2012, c’è Steekspel, un esperimento crossmediale tutt’altro che spregevole, 55′ ben spesi di vendette, al femminile.