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Donne di marmo per uomini di latta

2017
Titolo Originale:
Donne di marmo per uomini di latta
REGIA:
Roger A. Fratter
CAST:
Liana Volpi (Roberta)
Valentina Di Simone (Simona)
Magda Lys (Francesca)

Il nostro giudizio

Donne di marmo per uomini di latta è un film del 2017, diretto da Roger A. Fratter

Bisogna sempre guardare con occhio particolare, benevolo, coloro che rimangono fedeli a se stessi, nonostante tutto e tutti. Roger A. Fratter è uno di questi incrollabili, pervicaci e pugnaci, che vanno avanti perseguendo un’idea e non deviando per nulla al mondo dalla propria strada. La coerenza, insomma, non gli fa certo difetto. E qualunque critica gli si possa muovere, deve comunque partire dalla consapevolezza che quello che abbiamo di fronte e che vediamo è esattamente quello che il regista voleva. Faccio il doveroso preambolo prima di parlare di Donne di marmo per uomini di latta, ultimo film di Fratter, che non ha magari il migliore dei titoli possibili ma lascia dentro più cose di quante non ne scivolino via.  A proposito di coerenza e di continuità: prosegue la fase in cui Fratter inserisce nei film elementi della propria biografia. Ma si sente che ha la necessità di raccontare storie, che da qualche lavoro in qua, hanno abbandonato il “genere” per abbracciare una dimensione più realistica – anche se sul realismo del regista è lecito aprire una parentesi e sostenere che Fratter, alla resa dei conti, filma una realtà che è tutto tranne che quotidiana o possibile e traduce la sua mentalizzazione. Direi che sia avvicina a un modo di far cinema indie ma nel senso positivo, americano, del termine, non in quello, peggiorativo, italiano. Quanto all’eros e ai suoi allettamenti, sono caratteristiche che Fratter non ha, invece, mai abbandonato e che nel caso di specie si corrobora, arrivando a frontali femminili completi e insistiti che, non vorrei sbagliare, prima non avevano mai avuto cittadinanza nei suoi lungometraggi.

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Roger stesso è il perno maschile della storia: divorziato, con una figlia diciottenne (Magda Lys), è il fondatore di una rivista assai improbabilmente dedicata al rapporto tra l’arte e il cinema. Ha una relazione a base prettamente erotica con una redattrice, molto più giovane (Valentina Di Simone), ed è nel mirino sentimentale del boss del giornale, l’attrice feticcio di Fratter Liana Volpi (Sono tutte stupende le mie amiche) che, ovviamente, osteggia la rivale. Tali premesse danno vita a intrighi e colpi di scena, anche violenti (c’è uno stupro raccontato in maniera piuttosto cruda), che si intrecciano, tra le altre cose, a una passione incestuosa della figlia nei confronti del padre. La fine ha un messaggio di speranza, ma il film si chiude su un bilancio morale e sentimentale in negativo. Iniziamo dalla pars destruens: Donne di marmo per uomini di latta ha diversi monologhi che insistono molto sulla voice over dei personaggi, a flusso di coscienza, estremamente volatili, forse perché messi al servizio di scene di nudo che distraggono – giustamente – l’attenzione. E più di uno snodo della trama parrebbe un riempitivo per guadagnare tempo, a cominciare dal rapporto della diciottenne inquieta (che gestisce una specie di edicola) con un tizio che ha l’hobby della fotografia.

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A persistere è invece il ritratto di un mondo (fino a un certo punto) distopico (torniamo al realismo irrealista di cui sopra), dominato da passioni fredde, puramente terrestri e carnali, privo di qualunque idealità. Non si può arrivare a parlare di nichilismo, però la direzione è quella, nello sviluppo di premesse che fanno venire in mente certi lavori giovanili di Fratter che già contenevano il seme del frutto attuale, come Anabolyzer. Tutto questo è evidentemente collegato al rapporto bivalente, che non è faccenda di adesso ma di sempre, di Fratter con le donne, che sono evidentemente tutto nel suo universo. E quando si dice tutto, si intende tutto il bene come tutto il male possibili. Che questo sia il fulcro e il nocciolo vero del suo cinema è emerso con prepotenza negli ultimi film dove il pan-femminismo viene equilibrato o contrastato dalla presenza del regista quale unico interprete maschio. Non bisogna esser Freud per leggere il dato. Festa per gli occhi assicurata, comunque, con le protagoniste (alle già citate vanno aggiunte Gloria Gordini, Mery Rubes, Beata Walewska, Debby Love e Anna Palco) e particolarmente con la Di Simone, la cui bellezza fisica esprime qualcosa di scuro e di indecifrabile.