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Devil’s Whisper

2017
Titolo Originale:
Devil's Whisper
REGIA:
Adam Ripp
CAST:
Luca Oriel (Alex)
Rick Ravanello (Padre Cutler)
Jasper Polish (Lia)

Il nostro giudizio

Devil’s Whisper è un film del 2017 diretto da Adam Ripp

Fin dai tempi più remoti delle fantasmagorie e lanterne magiche, diavoli e satanassi non hanno mancato di popolare il nutrito e variegato universo delle immagini in movimento, tanto da generare un autentico reflusso in concomitanza di gran parte del cinema di genere contemporaneo, giunto al capolinea di un filone – quello del possession movie – già da tempo destinato a un precoce esaurimento. Appare dunque più che ovvio che, dinnanzi a un film come Devil’s Whisper, lo spettatore medio non sia portato a provare il minimo interesse, se non nell’ordine di un ennesimo tentativo (mancato) di rendere l’infestazione demoniaca tema e motivo capace ancora di suscitare qualche labile sussulto. Seconda prova registica del documentarista e autore televisivo Adam Ripp, Devil’s Whisper narra la vicenda del quindicenne Alex (Luca Oriel), devoto cattolico dall’esistenza apparentemente senza macchia che, in seguito al fortuito ritrovamento di un piccolo crocifisso custodito in una scatola ermeticamente sigillata e celata in un vecchio armadio appartenuto alla nonna defunta, inizia a essere perseguitato da terribili incubi e visioni che hanno per oggetto un’oscura presenza capace di sussurrare alle sue orecchie e alla sua coscienza, portandolo a commettere atti violenti e senza controllo.

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Grazie all’aiuto di Padre Cutler (Rick Ravanello), il giovane scopre ben presto che una potente e pericolosa entità demoniaca si è impossessata della sua anima, forse a causa di alcuni misteriosi eventi celati nel torbido passato di famiglia. Nonostante un’indubbia cura a livello di messa in scena e una regia sicuramente capace di padroneggiare il vasto lessico del genere di riferimento, Devil’s Whisper non può nascondere in alcun modo la propria natura di prodotto fortemente derivativo, in cui le perturbanti suggestioni di Dibbuk (l’infestazione diabolica di un oggetto) e le inquietanti atmosfere di Boogeyman (l’insidia di una presenza notturna) finiscono per miscelarsi in maniera maldestra, dando vita a un impasto narrativo lontano anni luce da qualunque piccola scintilla di originalità e che si permette, addirittura, di scomodare gli inserti demoniaco-subliminali dell’Esorcista. Molto interessante – e decisamente innovativo – sarebbe stato rappresentare il tema della possessione quale metafora di un trauma infantile mai del tutto superato, i cui effetti si fanno sentire a distanza di tempo in forma di allegoria personificata, esattamente come già accadeva con le manifestazioni oniriche di Somnia.

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Tuttavia la sceneggiatura di Rapp e Oliver Robins si stanca ben presto del potere evocativo emanato dall’approfondimento psicologico, preferendo ritornare nei rassicuranti e ben oliati binari dell’horror tradizionale, perdendo dunque la preziosa scommessa a suon di CGI posticcia e consuete banalità in forma di jumpscare. Ad affossare ulteriormente la già debolissima impalcatura su cui si regge Devil’s Whisper ci pensano una recitazione d’insieme davvero poco convincente – nella quale spicca per imbarazzante macchiettismo il giovane protagonista – e un epilogo che da solo vale il rimborso integrale del biglietto.