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Deadpool

2016
Titolo Originale:
Deadpool
REGIA:
Tim Miller
CAST:
Ryan Reynolds (Wade / Deadpool)
Karan Soni (Dopinder)
Ed Skrein (Ajax)

Il nostro giudizio

Deadpool è un film del 2016, diretto da Tim Miller

Il personaggio di Wade Wilson ha una caratteristica esclusiva nel suo mondo di appartenenza, quello del fumetto: è un metapersonaggio, consapevole di esserlo, e sproloquia spesso e volentieri con il lettore. Per questo i titoli di testa del film di Tim Miller, Deadpool, interamente dedicato al merc with the mouth, hanno gli stigmi dell’interpellazione: un’apertura ideale ed esplicativa degli intenti di questa nuova operazione, dopo la sua introduzione nel mondo cinematografico dei mutanti Marvel nel 2009 con X-Men-le origini – Wolverine e il biasimo dei fan per il trattamento subito. A mutazione indotta, Deadpool compare senza tuta, con poteri assortiti presi da altri mutanti, cattivissimo e manipolato dal dottor Stryker, ma soprattutto con il becco sigillato. Il reset narrativo compiuto in X-Men Giorni di un futuro passato dà l’occasione di poter rimediare all’errore. I titoli di coda vagano all’interno di un freeze frame di una macchina fuori controllo, con il nostro eroe nel bel mezzo di una rissa e con uno sparticulo in corso, mentre scorrono, tra gag e dettagli splatter i deliranti credits del film. Ci sarà spettacolo? Sì. Ci sarà sangue e violenza? Ben più che in qualunque altro film della Marvel. Ci saranno doppi sensi e battute su genitali? In grosse quantità, e anche la comicità dissacrante che i fan conoscono dal fumetto. Aggiungiamo anche una buona dose di nudità e qualche lievissimo sprazzo di erotismo.

Deadpool rientra appieno nel mazzo dei film sui supereroi, ma ne rappresenta una feroce parodia. Le scene d’azione che si possono annotare come tali sono due di numero: una sequenza in autostrada con auto che volano, corpo a corpo negli abitacoli delle auto che non sfigurano con Raid 2 e incidenti sanguinosi, e il finale con le classiche botte da orbi, tra esplosioni e rese dei conti senza un domani tra mutanti assortiti, dove Gina Carano spicca con la sua prorompente fisicità. Della prima, va detto che occupa la prima ora di film, spezzata e dilatata all’inverosimile da un flashback che racconta le origini del personaggio. Conosciamo quindi la vita di Wade Wilson (Ryan Reynolds) prima del suo superpotere, tra amici e amori: uno, in particolare, quello con Vanessa (Morena Baccarin), maitresse di uno strip club (attenzione al DJ), gli cambia la vita poco prima di scoprire di avere il cancro. La sua unica speranza sembra essere un trattamento rivoluzionario che possa dargli la capacità di rigenerarsi, nulla sapendo del fatto che dovrà passare attraverso numerose sessioni di tortura (molto forti anche visivamente) che gli lasceranno il corpo sfigurato, anche perché il medico che lo ha in cura, il dottor Ajax, è fondamentalmente un sadico e uno schiavista. Riuscito a scappare, Wilson assume la sua nuova identità di Deadpool e medita vendetta contro Ajax.

Questa, in sostanza, la storia di Deadpool, abile mossa per introdurre un personaggio completamente avulso dall’istituzionalità degli altri personaggi e concentrarsi sulle sue caratteristiche fondanti: quello che avrebbe potuto essere un altro, l’ennesimo film di supereroi si rivela invece una graffiante critica del genere, con una comicità sboccata, pesante, verbosa, memore delle vette satiriche dei Monty Python o dei Kentucky Fried Theather, irriverente nel confronto degli altri supereroi (in particolare dei mutanti e di Wolverine, al centro di una delle gag più spassose) e sempre pronto a strizzare l’occhio (letteralmente) al pubblico. Ryan Reynolds, designato come interprete in pectore proprio su un vecchio numero di Deadpool, dove Wilson si descriveva come un incrocio tra l’attore e un cane cinese, accetta persino di prendere in giro se stesso, accertandosi di non diventare un supereroe in tuta verde (visto il suo flop con Lanterna Verde) o di ripetere la performance del film degli X-Men. Ma soprattutto padroneggia i numerosi toni del film, passando dalla commedia scanzonata, al dramma, fino ai risvolti horror (i passaggi per stimolare in lui la mutazione toccano vive le corde del torture-porn, tra dettagli sanguinosi e laboratori sporchi e malsani), facendosi perdonare i suoi precedenti passi falsi. Come da tradizione Marvel, c’è una coda che dovrebbe anticipare il seguito. A modo suo.