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Dark Crimes

2016
Titolo Originale:
Dark Crimes
REGIA:
Alexandros Avranas
CAST:
Jim Carrey (Tadek)
Charlotte Gainsbourg (Kasia)
Marton Csokas (Kozlow)

Il nostro giudizio

Dark Crimes è un film del 2016, diretto da Alexandros Avranas.

Capita sovente che il cinema prenda spunto da fatti realmente accaduti per costruire un’opera. Il più delle volte queste storie reali sono romanzate, esagerate o comunque non accurate poiché un film deve ragionare su binari differenti, non ultimo quello del budget e del ritorno economico. Nel 2008 un articolo di David Grann, True crimes, portò all’attenzione globale un caso di cronaca tanto curioso quanto affascinante. Tutto iniziò nel 2000, quando venne scoperto un cadavere torturato e incaprettato nel fiume Oder, in Polonia. Gli inquirenti non ci capiranno granché fino al 2003, anno in cui il commissario della polizia di Breslavia si convinse che dietro all’omicidio ci fosse uno scrittore e che il suo primo libro, Amok, fosse in pratica una confessione. L’autore, Krystian Bala, è attualmente in carcere con una pena di venticinque anni. La storia ha avuto una forte eco e nel 2016 è stato presentato al Warsaw Film Festival Dark Crimes, film diretto da Alexandros Avranas e scritto da Jeremy Brock.

Basato proprio sull’articolo di Grann, il film del regista greco ha una base così interessante che avrebbe potuto scriversi da solo. Dopotutto il fatto di cronaca è realmente incredibile e con a disposizione un cast che vanta i nomi di Jim Carrey e Charlotte Gainsbourg sembra altrettanto incredibile l’aver ottenuto un simile risultato. Dark Crimes è tedioso, blando e innocuo, incapace di mantenere un ritmo umanamente sostenibile e persino di dare un minimo di caratterizzazione ai suoi personaggi. Non fosse che l’interprete è Carrey, attore dotato e capace di interpretare molteplici ruoli, dal comico al drammatico, non susciterebbe alcun interesse neppure il principale protagonista. Interesse che, in qualunque caso, scema vertiginosamente nei confronti di qualunque altro comprimario, meri espedienti per allungare il brodo. E il brodo è questo: Tadek è un detective polacco, ormai in disgrazia, che trova un collegamento tra un vecchio caso di omicidio ancora irrisolto e il romanzo di un irritante autore, colmo di dettagli e particolari sorprendentemente accurati. Convinto di aver scovato il colpevole si trova invischiato, tra poliziotti corrotti e prostitute, in un’intricata e paludosa indagine.

Descritta così la trama appare accattivante e lo è davvero, non fosse che la sceneggiatura è stata scritta con la verve di un pensionato da cantiere. Il dramma non è mai tensivo, non si percepisce nemmeno in una singola occasione la suspense dell’indagine in corso o l’ansia del torbido, tutto ciò che si sente è il narcotizzante peso di una scrittura trascinata stancamente fino all’epilogo, privo naturalmente di qualsivoglia pathos. Il grigiore con cui è fotografata l’ambientazione polacca, inoltre, non acuisce una tensione o una cupezza già inesistenti, ma trasforma la città da co-protagonista a semplice stereotipo. Dark Crimes si rivela un monocorde procedural drama che di thriller ha ben poco, pare non curarsi del ritmo inesistente, dei dialoghi inutili e di un menefreghismo quasi totale per i suoi personaggi, macchiette alla mercé di uno script incapace di provocare una qualunque empatia. Dispiace certamente vedere il talento di Carrey sprecato così in malo modo, tuttavia c’è una nota positiva: siamo di fronte a un’opera talmente piatta da divenire ben presto dimenticabile.