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Cruel Summer

2016
Titolo Originale:
Cruel Summer
REGIA:
Phillip Escott, Craig Newman
CAST:
Richard Pawulski (Danny)
Danny Miller (Nicholas)
Reece Douglas (Calvin)

Il nostro giudizio

Cruel Summer è un film del 2016, diretto da Phillip Escott Craig Newman.

All’interno del turbolento e spietato regno animale, l’essere umano si distingue (in negativo) quale unica specie predisposta, per natura, a uccidere per puro diletto. Questa terribile (contro)legge di natura è stata spesso strategicamente impiegata in campo cinematografico per dare forma a narrazioni capaci d’illustrare l’ormai celeberrima massima hobbesiana dell’homo homini lupus quale scintilla in grado di far scatenare l’impietosa crudeltà a cui ciascuno di noi è geneticamente predisposto, giocando talvolta col sottilissimo confine che divide la critica sociale dal puro intrattenimento. Ed è a partire da tali premesse – mutuate, per altro, da non ben precisati “eventi realmente accaduti” – che Cruel Summer dimostra di voler prendere il volo, presentandosi fieramente allo spettatore come un più che onesto prodotto a basso budget, purtroppo appesantito dalla rischiosissima ambizione di voler trattare il tema sensibile dei soprusi ai danni di soggetti diversamente abili senza avere in dotazione il giusto spessore drammaturgico e stilistico.

Lungometraggio d’esordio della giovane coppia di documentaristi formata da Phillip Escott e Craig Newman – entrambi provenienti dall’universo indie e fondatori della piccola casa di produzione 441 Films -, Cruel Summer racconta, con un impianto estetico-narrativo decisamente crudo e realista, la triste vicenda di Danny (un Richard Pawulski eccessivamente caricaturale), ragazzo autistico in procinto di campeggiare in mezzo a un bosco e presto vittima dello spietato accanimento di un gruppo di coetanei (Danny Miller, Reece Douglas e Natalie Martins) a fronte di una più che mai falsa accusa di molestie sessuali ai danni di una minorenne. Tralasciando per un momento la macroscopica e fastidiosa incoerenza di fondo – chi mai manderebbe un ragazzo autistico, seppur maggiorenne, in gita solitaria senza una qualche forma di controllo? -, appare più che evidente come le più che lodevoli intenzioni alla base di Cruel Summer debbano purtroppo scontrarsi con due insormontabili ostacoli che ne viziano l’intera struttura. In primo luogo, appare impossibile soprassedere a un ritmo narrativo obiettivamente mal dosato e discontinuo, il quale picchia decisamente duro nel finale (con un livello di truculenza insolito per una pellicola del genere) ma dimenticandosi di sostenere un prologo eccessivamente schematico e una parte centrale alquanto sfilacciata.

In seconda istanza, seppur direttamente imparentato con piccole produzioni tematicamente affini quali Eden Lake (l’innocente vittima dei soprusi di un branco famelico nel mezzo della natura) e The Rivers’ Edge (la recrudescenza adolescenziale), Cruel Summer si trova costretto a dover far fronte a un impianto formale dal sapore semi professionale che risulta, spesse volte, più fastidioso che funzionale alla seppur sacra argomentazione messa in scena, quest’ultima, di fatto, unica componente pienamente riuscita di un’altrimenti fallimentare operazione. Conclusa la dolorosamente necessaria ramanzina nei confronti del comparto tecnico-drammaturgico – al quale dovrebbe aggiungersi, per dovere di cronaca, una sincera riserva nei confronti di prestazioni attoriali non certo eccelse né convincenti -, Cruel Summer vive quasi integralmente del peso portato dalla dolente tematica che lo sostanzia, laddove l’accanimento gratuito della belva umana nei confronti del proprio simile portatore di handicap (qui, forse, reso in forma un po’ troppo stereotipata) rimane decisamente quanto di più sconcertante si possa mai mostrare sul grande (e piccolo) schermo.