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Cinque bambole per la luna d’agosto

1970
Titolo Originale:
Cinque bambole per la luna d’agosto
REGIA:
Mario Bava
CAST:
William Berger (professor Fritz Farrel)
Ira von Fürstenberg (Trudy Farrel)
Edwige Fenech (Marie Chaney)

Il nostro giudizio

Cinque bambole per la luna d’agosto è un film del 1970, diretto da Mario Bava.

Macché Dieci piccoli indiani! Certo, il copione di Mario Di Nardo ricicla l’isola, il monotono rondò degli omicidi, persino il colpo di scena sull’effettiva dipartita di uno degli «indiani». Ma a guardar bene, tra Bava e la Christie passa un oceano. Principalmente perché, nonostante tutto, Cinque bambole per la luna d’agosto non è un thriller. È qualcosa d’altro, e di unico, che del genere si limita a smontare indolentemente i pezzi, depurandoli di significato. Cinque bambole è una sequela di non-eventi, di momenti morti, di false partenze: tutto il resto, quello che dovrebbe gratificare il pubblico, spicca per la sua assenza. Esempio: dove sono finite le scene di omicidio? Bava ci mostra solo la scoperta del cadavere di turno, e passa subito al leitmotif della cella frigorifera; anzi, in un caso, quello della scomparsa di Maurice Poli, salta direttamente alla salma dondolante nel freezer, accompagnata dal sardonico motivetto di Piero Umiliani: una gag visiva impagabile.

Azzera la suspense, e fa tabula rasa dell’azione, al punto di riprendere una scena di lotta attraverso un pannello reticolato, rendendola quasi indecifrabile. Si mette a sperimentare con il fuori fuoco e con lo zoom, utilizzato per comporre complicate traiettorie all’interno della stessa inquadratura, ma anche per cazzeggiare; l’ormai leggendaria triplice zoomata in avanti e all’indietro che omaggia l’Edwige Fenech nazionale è un altro chiaro indizio che a Bava del film non importava nulla, come del resto sanno anche i sassi.

Ma la fascinazione con cui il regista e il suo alter ego filmico Ely Galleani osservano questi ricconi scemi e oziosi ricorda quella del naufrago nei confronti dei simulacri umani in L’invenzione di Morel, di cui per lunghi momenti Cinque bambole per la luna d’agosto sembra una riduzione splendidamente infedele (si veda l’improvvisa apertura fantastica nella scena della sparizione dei corpi dal salone della villa). Quando però Ira Furstenberg sbotta «Sembra che tutti stiano aspettando qualcosa che non accade», siamo dalle parti di Beckett. A conferma che Bava era soprattutto un grande umorista.