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ChromeSkull: Laid to Rest 2

2011
Titolo Originale:
ChromeSkull: Laid to Rest 2
REGIA:
Robert Hall
CAST:
Brian Austin Green (Preston)
Thomas Dekker (Tommy)
Mimi Michaels (Jessica Cannon)

Il nostro giudizio

ChromeSkull: Laid to Rest 2 è un film del 2011, diretto da Robert Hall

Pur mantenendo situazioni incongruenti (una su tutte: perché Jess chiama la madre e non la polizia, allo scopo di farsi rintracciare?) e/o inutilmente oscure (cos’è questa specie di organizzazione segreta a cui il killer è affiliato?), ChromeSkull: Laid to Rest 2 si rivela miglior cosa rispetto all’originale, soprattutto in virtù della regia dello stesso Robert Hall nettamente migliore, in cui la tensione non viene quasi mai a mancare e, malgrado qualche lentezza nella parte centrale, il ritmo è incalzante. ChromeSkull viene ricostruito e riportato in vita dai membri di una misteriosa società occulta, un cui dirigente – Preston – lo sostituisce eliminando la misteriosa ragazza a cui il maniaco aveva dato la caccia per tutto il primo capitolo, per poi buttarsi sul giovane Tommy che l’ha aiutata a salvarsi. Preston, al contempo, rapisce Jess, una ragazzina che una malattia agli occhi sta lentamente rendendo cieca, nascondendola nel fabbricato abbandonato che fa da quartier generale all’organizzazione. Quando Preston si accinge a uccidere Tommy, scatta il momento del confronto con un ChromeSkull decisamente scatenato e, contemporaneamente, la polizia fa irruzione nel fabbricato dando il via a una resa dei conti da cui ben pochi porteranno a casa la pelle. Un sottofinale un po’ gratuito e astruso chiude questo secondo atto, in attesa che il terzo – già in pre-produzione con l’esplicativo titolo di Laid to Rest 3: Conception – veda la luce.

Come per Laid to Rest, anche se in misura minore e con un concentrazione nelle fasi iniziali e conclusive, la parte del leone in ChromeSkull: Laid to Rest 2 la fanno le truculenti uccisioni (dopotutto, Hall è un noto specialista del settore: Buffy, l’ammazzavampiri, Angel, VacancyQuarantena), sorrette dai notevoli trucchi della Almost Human. Ma questa volta anche il cast appare più convinto – sebbene la sceneggiatura di Hall e del produttore Kevin Brocarde sia più che altro un pretestuoso affastellamento di situazioni tese a giustificare le varie crudeltà ed efferatezze ideate dai due protagonisti – e riesce a contenere i deragliamenti di logica della trama, fornendo anche un ritratto complessivamente più accettabile dei personaggi, quantomeno quelli principali. Nick Principe è ancora un ottimo ChromeSkull (nella scena di chiusura appare addirittura incombente), come del resto Thomas Dekker (A Nightmare on Elm Street del 2005) riprende il ruolo del film precedente con efficace professionalità.

A dare qualcosa in più sono soprattutto le due “new entry” Brian Austin Green come emulo completamente fuori di testa, e Danielle Harris in un ruolo morbosamente affascinante – per quanto reso poco comprensibile dall’approssimazione del narrato – che si rivela il più convincente di tutti. Discreta anche la prova di Mimi Michaels (apparsa anche in Bones), a cui ben poco si chiede più che urlare e piangere per il terrore, ma che trova anche guizzi di inattesa personalità nei momenti finali. La funzionale fotografia di Amanda Treyz (A Beginners Guide to Snuff), un montaggio adeguato da parte dello stesso Hall, insieme a Thomas Krueger e le musiche di Leon Bradford e Lance Warlock (Costa Chica: Confession of an Exorcist) si combinano in un solido sostegno per un film che, mantenendo intelligentemente, sia per il budget che per il “concencept”, un profilo basso, fornisce un adeguato intrattenimento per chi è alla ricerca di semplici moti di disgusto, o ha semplicemente nostalgia dello “slasher” anni ’80.