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Camera obscura

2017
Titolo Originale:
Camera obscura
REGIA:
Aaron B. Koontz
CAST:
Christopher Denham (Jack Zeller)
Nadja Bobyleva (Claire Zeller)
Catherine Curtin (Det. Dawson)

Il nostro giudizio

Camera Obscura è un film del 2017, diretto da Aaron B. Koontz

Il dispositivo fotografico quale tecnologia esoterica di captazione, evocazione e in certi casi anche produzione di universi sovrannaturali e potenzialmente pericolosi rappresenta una materia certamente molto abusata dalla cinematografia di genere, così come dimostra la lunga sequela di pellicole che, da Shutter a Dead Still – senza dimenticare Smile di Francesco Gasperoni – hanno tentato, con qualità ed esiti decisamente altalenanti, di mettere in luce la natura più oscura di questo suggestivo meccanismo di documentazione della realtà. Pertanto, complice forse anche il fatto di essere stato prodotto e distribuito in concomitanza con il ben più altisonante Polaroid, Camera Obscura non ha certo potuto godere della protezione della buona stella dell’originalità, costringendo il povero ma volenteroso Aaron B. Koontz a compiere degli autentici salti mortali per rimaneggiare il già noto in una forma quanto più possibile fresca e accattivante, il tutto dovendo purtroppo impattare con una struttura tecnico-estetica in gran parte inadeguata alle pesanti premesse di una tale operazione. Tentando disperatamente di celare per quanto possibile la penuria di risorse entro cui si è trovato, suo malgrado, a essere concepito, Camera Obscura narra la tormentata esistenza dell’ex fotoreporter Jack (Christopher Denham), affetto da una forma particolarmente acuta di sindrome da stress post-traumatico in seguito alle terribili esperienze vissute nei territori di guerra in giro per il mondo.

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Dopo aver ricevuto in dono dalla compagna Claire (Nadja Bobyleva) una vecchia macchina fotografica forse appartenuta al noto serial killer Charlie Hibbert (Andrew Sensening), Jack inizia a notare in ogni rullino la comparsa di un cadavere che preannuncia una morte imminente. Quando, però, Claire stessa diviene il soggetto principale di tali fotografie, l’uomo capisce che l’unico modo per salvarle la vita consiste nel sostituire il suo corpo con quello di sconosciuti opportunamente assassinati e messi in posa, generando una catena di violenza destinata a non concludersi in tempi brevi. Giungendo al cuore dell’effettiva qualità registica, sepolta al di sotto di una messa in scena eccessivamente piatta e di matrice smaccatamente televisiva, si evince chiaramente come Koontz non sia affatto uno sprovveduto, essendosi già fatto le ossa con numerosi corti dal sapore alquanto perturbante come Malevolence (2012) e Aperture (2015), nei quali si possono già ritrovare alcune delle principali tematiche che campeggiano in bella mostra in questo suo esordio al lungometraggio, come ad esempio il labile confine fra reale e sovrannaturale piuttosto che il progressivo scollamento dalla realtà a seguito di un trauma mal digerito.

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Concepito in verità più come uno psycho-thriller che come horror puro – nonostante l’emoglobina non venga certo lesinata, soprattutto nell’enigmatico epilogo –, Camera Obscura fa leva su di un meccanismo inizialmente molto suggestivo come quello della precognizione fotografica di un futuro evento luttuoso che già costituiva il perno narrativo del modesto Time Lapse, ma ben presto l’ingranaggio inizia a cigolare sotto la ruggine dell’inerzia e il livello d’interesse generale a calare vertiginosamente, trasformando una pellicola potenzialmente ricca di risorse fascinatrici (almeno dal punto di vista narrativo) in un piatto e anonimo prodotto di consumo. Un sincero plauso per il coraggio e la tenacia, ma il margine di miglioramento è sicuramente ancora molto elevato.