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Bronson

2008
Titolo Originale:
Bronson
REGIA:
Nicolas Winding Refn
CAST:
Tom Hardy (Charles Bronson)
Matt King (Paul Daniels)
James Lance (Phil Danielson)

Il nostro giudizio

Frammenti di follia, lampi di un’esistenza che vuole farsi show. Questo racconta Refn; la scalata personalissima al successo di Bronson.

Nicolas Winding Refn è un regista danese. Ha vissuto in Inghilterra dove ha girato quasi tutto i suoi film. Ha una particolare inclinazione per il sangue e la violenza. Il suo ultimo film Valhalla Rising  racconta di alcuni vichinghi che sterminano altri vichinghi.  Anche in Bronson centra la leggenda. Ma è individuale, contemporanea, mediatica. Un uomo senza nessuna particolare inclinazione vuole essere un numero uno.

Se è vero che non c’è peggiore tragedia di un’ambizione senza talento, Bronson comprende che dalla nullità che rappresenta, può evadere solo diventando il picchiatore più famoso delle carceri del Regno Unito. L’operetta antimorale, inizia in un teatro. Bronson, che sembra il Daniel Day Lewis del Petroliere un po’ più calvo, arringa gli spettatori. La sua vita è una sequela di atti vandalici, risse ingiustificate, orgoglio e disonore mischiati con l’amore per una donna che lo rifiuta. Memorabile la scena in cui tenta di comprarle un gioiello. Inquadratura fissa,  spazio raccolto, due personaggi, quasi fossimo di fronte ad una vignetta del Benny Hill Show. Poi esplode la violenza. Sempre stilizzata, agghiacciante ma ironica.
Le tappe di Bronson sono frammenti di follia, lampi di un’esistenza che vuole farsi show. Questo racconta Refn; la scalata (personalissima) al successo. Cosa rimane tra gli snuff movie, i reality show e face book? Forse il teatro, luogo in cui inizia e finisce il film. Ancora non piegato alla legge dell’apparire, luogo della rappresentazione e non dell’esibizione. Ma per Bronson ha poca importanza, ciò che conta è far di sé un’opera d’arte e anche palco e platea possono bruciare per ciò che desidera.