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Broadwalk Empire – Stagione 1

2010
Titolo Originale:
Boardwalk Empire
CAST:
Steve Buscemi (Enoch "Nucky" Thompson) Michael Pitt
Kelly Macdonald (Margaret Schroeder)
Michael Shannon (Nelson Kaspar Van Alden)

Il nostro giudizio

Broadwalk Empire – Stagione 1 è una serie tv del 2010, andata in onda per la prima volta in Italia nel 2011, ideata da Terence Winter.

Broadwalk Empire – Stagione 1 nasce come adattamento dall’omonimo libro di Nelson Johnson sulla malavita di Atlantic City. La vera figura di Enoch Johnson ispira l’Enoch “Nucky” Thompson (Steve Buscemi) della serie, tesoriere corrotto e boss impegnato nella costruzione di un impero che da Atlantic City si espande fino a New York e a Chicago, a suon di sanguinarie alleanze ed eliminazioni. Così tra il boardwalk e le varie periferie criminali possono sfilare Al Capone e Lucky Luciano, o gangster fittizi come Chalky White e Gyp Rosetti. Al polo opposto e complementare c’è Jimmy Darmody, tuttofare di Nucky e poi suo sfidante sul campo del potere criminale.

Il rapporto ambiguo e autodistruttivo di Jimmy con le figure genitoriali è uno dei perni della narrazione per almeno due stagioni di Broadwalk Empire, assieme ad altre dicotomie che danno forma alle relazioni tra i numerosi personaggi. Pubblico/privato, vecchio/nuovo, padre/figlio, vizio/virtù: tutte le opposizioni vengono usate come inneschi per l’azione, ma finiscono per essere spazzate via da frequenti esplosioni di violenza. Se il leitmotiv intorno a Nucky è che non si può essere gangster a metà, anche i personaggi con cui si empatizza di più (Margaret Schroeder) sono presto traviati o condannati a una fine impietosa. Non c’è rifugio o conforto, non nella giustizia, non nella famiglia, né nelle dogmatiche rassicurazioni della religione. Ogni arco narrativo è una discesa nel compromesso e nella scelta sbagliata.

L’effetto shockante è una delle peculiarità di Broadwalk Empire, ma anche il suo limite, che fa sentire la mancanza di un’analisi più accurata delle motivazioni di certe azioni. La magniloquenza visiva sottolinea l’ampiezza del racconto di questa America che si muove sul marcio, che fonda se stessa sull’assenza di regole e sull’utilizzo mirato del bigottismo più ottuso da un lato e della leva del vizio dall’altro. Nessuna speranza, e nessuno che sia in cerca di perdono.