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Bloody Sin

2011
Titolo Originale:
Bloody Sin
REGIA:
Domiziano Cristopharo
CAST:
Elda Alvigini (Contessa Fohrer)
Simone Arrighi (Mouse)
Daniel Baldock (Mr. Lenzi)

Il nostro giudizio

Bloody Sin è un film del 2011, diretto da Domiziano Cristopharo

C’era una volta un fumetto oscuro, sanguinoso e violento, che non rinunciava all’erotismo; si chiamava Oltretomba, e visse dal 1971 al 1989, lasciando, grazie alle sue storie macabre, una traccia indelebile nella psiche di molti lettori dell’epoca. E proprio tra questi lettori c’era Domiziano Cristopharo, uno dei registi indipendenti italiani più attivi dell’ultimo decennio, che nel 2011 decide di firmare Bloody Sin (il cui esplicito sottotitolo americano Abominations of the Third Reich la dice piuttosto lunga sul tono di quanto andremo a vedere). Lungometraggio direttamente ispirato proprio allo stile e ai testi horrorifici dell’ormai scomparso Oltretomba fumettistico. La prima scelta, indicativa dell’anima del progetto, sta alla base della sceneggiatura di Filippo Santaniello, che evita la classica struttura antologica dei film dell’orrore a episodi. La tetra avventura parte nell’Italia dell’Inquisizione del 1474, fino ad arrivare negli anni Settanta, per poi retrocedere ai tempi del nazismo. Il tutto, non attraverso un esile filo-conduttore/contenitore di trovate splatter, ma seguendo una trama singola, ragionata e articolata sul susseguirsi di una complessa e a tratti cervellotica rete di personaggi secondari e atmosfere gotiche.

Recuperando un gusto squisitamente anni Settanta, capace di andare oltre la pura estetica, contagiando il ritmo della narrazione e le buone musiche originali (tra esse spicca la canzone originale Questo amore un po’ strano, interpretata da Giovanna Nocetti), Bloody Sin si riveste di postmoderno divertendosi ad affastellare uno sull’altro decine di riferimenti più o meno sottili alla storia del genere: tra i nomi citati, ritroviamo quelli di Umberto Lenzi, Barbara Steele e Terence Fisher; assistiamo a una archetipica cena con l’anziano/mostro come già accadeva nel cinema di Hooper (l’originale Non aprite quella porta) e Gens (il sottovalutato Frontières); una delle sottotrame rieccheggia gli assunti del capisaldo dell’underground tedesco Nekromantik e il baviano Lisa e il diavolo, in un crescendo di follia e divertimento visivo che sembra far volare l’ora e mezzo di durata. Nel cast si ritrovano volti noti del cinema di Cristopharo, come Nancy De Lucia ed Elda Alvigini, o ancora Roberta Gemma, attrice hard qui in veste di protagonista di alcune delle sorprese più riuscite (e note) della pellicola. Notevole soprattutto la prova del misconosciuto Dallas Walker, convincente nel ruolo di educato e prestante padrone di casa di origini tedesche, diviso tra l’apparenza da perfetto gentleman e quella di morboso burattino della grottesca, anzianissima madre.

Tra un cammeo di Ruggero Deodato e qualche buon sanguinolento effetto pratico, il film sconta, come sempre accade nel cinema indipendente italiano di genere, un budget esiguo che si ripercuote su un livello tecnico comunque soddisfacente: Cristopharo è abile nella ricerca dei punti macchina, architetta persino qualche riuscito piano sequenza, e la fotografia di Giuseppe Pignone ha i suoi momenti. Ma qualche make-up risulta davvero troppo finto per poter permettere il mantenimento della tensione e della sospensione dell’incredulità necessaria. Un punto forte è invece il montaggio di Alessandro Giordani, che acuisce il valore onirico di alcune delle scene più interessanti di questo Bloody Sin (tra le quali troviamo persino una sequenza animata in stop-motion a cura di Paolo Gaudio), riuscendo nell’impresa di riportare l’immaginario della testata fumettistica da cui il tutto prende le mosse nel contesto del film stesso, anche grazie alle tavole di Maria Chiara Gianolla, ulteriore omaggio intermediale alla principale materia d’ispirazione dell’opera.