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Bedevil – Non installarla

2016
Titolo Originale:
Bedeviled
REGIA:
Abel Vang, Burlee Vang
CAST:
Saxon Sharbino (Alice Gorman)
Victory Van Tuyl (Haley Davis)
Brandon Soo Hoo (Dan)

Il nostro giudizio

Bedevil – Non installarla è un film del 2016, diretto da Abel Vang e Burlee Vang

La cyber-paranoia sembra essere divenuta la nuova strisciante ossessione della contemporaneità, un redivivo terrore dal sapore anni ’90 per la tecnologia nella sua totalità che sembra oggi essere sempre più alimentato dall’uso scorretto e compulsivo dei nuovi dispositivi mobili e delle corrispettive piattaforme digitali. Se il cinema “alto” ha deciso più volte di soffermarsi sulle aberrazioni socio-politiche di tale condizione –  The Social Network The Circle –, la produzione di genere (soprattutto horror e thriller) ha invece scelto di ricorrere sovente all’allegoria di una o più entità malefiche ultramondane capaci d’impiegare i dispositivi telematici e il loro universo quali portali e canali per diffondersi in forma virale e perpetrare così il proprio malefico influsso. Se però Unfriended si manteneva ancora legato a un cyberbullismo radicato alla nuda e cruda realtà, ecco che Bedevil – allo stesso modo di Friend Request – opta integralmente per la deriva sovrannaturale, mettendo in scena la disperata epopea di sopravvivenza di cinque adolescenti che, in seguito all’improvvisa morte dell’amica Nikki (Alexis G. Zall), si trovano catapultati nell’incubo subito dopo aver installato sui cellulari una nuova app di intelligenza artificiale, simile a Siri, ma che si rivela presto qualcosa di ben più oscuro e pericoloso: un’entità demoniaca capace di uccidere facendo leva sulle paure più intime e ancestrali di ognuno. Toccherà dunque ad Alice (Saxon Sharbino) e Cody (Mitchell Edwards) tentare di porre rimedio alla situazione, mentre la propria esistenza verrà trascinata sempre più verso un oscuro baratro.

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Se è vero che, come affermava Truffaut, nei primi sette metri di pellicola di un’opera prima è contenuta tutta la poetica di un autore, allora sono sufficienti i primi tre ansiogeni minuti di Bedevil per capire che, nonostante tutto, i fratelli Abel e Burlee Vang ci sanno davvero fare dietro alla macchina da presa, ponendo un occhio di riguardo all’estetica fluida, grandangolare e agghiacciante del cinema di James Wan e mettendo in scena un boogeyman d’eccezione a metà strada fra il gigionesco Joker e il filiforme Slender Man, un It postmoderno dal ghigno diabolico e dal rosso cravattino capace di uccidere concretizzando – come un Molliccio potteriano – le fobie individuali, ciascuna per altro occhieggiante a una celebre pellicola del filone (la paura per la nonna di kinghiana memoria, il giocattolo malefico sul modello di Chucky di La bambola assassina, la zia giapponese morta nel pozzo come la Sadako di The Ring ecc.).

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Indubbiamente, ci si trova dinnanzi a un prodotto fortemente derivato e per nulla originale, ennesimo parto imperfetto di un filone giovane ma già affaticato quale quello del cyber-horror che qui appare tuttavia volutamente caratterizzato da uno spiccato gusto per la metariflessività e il citazionismo cinefilo tanto caro ai gloriosi anni ’90 di Scream (si veda la sequenza nello spogliatoio) e persino dei Power Rangers (le cover dei cellulari di diverso colore!), dando vita a una commistione di suspense e humour che non si risparmia nemmeno taglienti critiche all’attuale situazione socio-politica, tra neo-razzismo e subliminali occhiatacce alla figura di Trump. Specchio di una società schizofrenica divisa fra iper-esposizione mediatica e paranoia per la difesa della propria privacy, Bedevil non farà certamente morire di paura, ma è sicuro che saprà provocare qualche sano e gustoso brivido grazie a un demone divenuto anch’esso ormai portatile.