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Anime perse

2006
Titolo Originale:
The Jail: Women's Hell
REGIA:
Vincent Dawn (Bruno Mattei)
CAST:
Yvette Yzon (Jennifer)
Dyane Craystan (Monica)
Amelie Pontailler (Carol)

Il nostro giudizio

Anime perse: uno degli ultimi film di Bruno Mattei, girato nelle Filippine, che riscopre negli Anni Zero la tradizione del genere Women in Prison..

A distanza di oltre vent’anni dal dittico, Violenza in un carcere femminile e Blade Violent (I Violenti), girati nel 1982, Bruno Mattei torna ad affrontare il genere W.I.P. con Anime perse (conosciuto anche come The Jail: Women’s Hell). Il film fa parte di quella manciata di pellicole che Mattei ha girato praticamente in contemporanea tra il 2005 e il 2006 e rimaste praticamente inedite.

Anime perse inizia con una barca che porta tre giovani ragazze, Jennifer, Carol e Liza, in una prigione di massima sicurezza nel cuore della giungla. Nella prigione, governata da una grassa direttrice, sadica e violenta, ne succedono, ovviamente, di tutti i colori. Le ragazze vengono umiliate, spogliate e perquisite. Fustigate di fronte agli occhi delle compagne e, dulcis in fundo, lasciate alla mercé del governatore della zona, che le fa prostituire nel proprio bordello. Se qualcuna non ci sta, viene torturata fino alla morte, magari con un serpente usato al posto di un tampax. Questo nella prima parte. Poi le ragazze evadono e Anime perse si trasforma in un classico “caccia all’uomo”… anzi alla donna! Proprio come Femmine in fuga, il wip brasiliano di Michele Massimo Tarantini. Solo che Mattei ci va giù di brutto, tra teste amputate, donne impalate e macheti conficcati su per la vagina.

C’è forse più sangue che sesso. Il cast è quasi completamente filippino, se si esclude un muto cameo di MIke Monty e quello di David Brass, nel ruolo del dottore. Dai poco precedenti film sugli zombi, Mattei (nascosto ancora una volta dietro lo pseudonimo di Vincent Dawn) recupera la protagonista Yvette Yzon, che è la più restia a spogliarsi. Le altre sono quasi sempre nude nelle immancabili scene di doccia in comune o durante gli striptease…

L’ha scritto Antonio Tentori, anche se sui titoli di testa sono accreditati pure Bruno Mattei e il produttore Giovanni Paolucci. Il film è girato con la solita, desolante, inconsistenza di mezzi. E si vede! La fotografia è di Luigi Ciccarese (che vent’anni prima si era occupato anche delle luci dei  W.I.P. con Laura Gemser), ma non c’è nulla da fare… Pochi gli insert “rubati” da altri film: un serpente che si arrampica su un ramo e un tuffo al rallentatore da una cascata. Le musiche invece sono di repertorio. Almeno quelle…

Anime perse è indifendibile, però si lascia vedere fino alla fine. Ed è già tanto considerata la fattura. Sarà forse per l’eccessiva e spudorata violenza. Sarà perché non ha niente da dire, ma lo dice talmente male che ti viene voglia di vedere dove andrà a parare. Sarà perché a Bruno volevamo bene… Sarà quel che sarà, ma guardando questo tardivo women in prison girato nelle Filippine, sembra proprio di assistere al funerale del cinema italiano di genere. E le lacrimuccie non tardano a spuntare…