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Amityville: il risveglio

2017
Titolo Originale:
Amityville: The Awakening
REGIA:
Franck Khalfoun
CAST:
Bella Thorne (Belle)
Cameron Monaghan (James)
Jennifer Jason Leigh (Joan)

Il nostro giudizio

Amityville: il risveglio è un film del 2017, diretto da Franck Khalfoun

Le misteriose presenze di Amityville tornano a infestare i nostri schermi, precisamente per la diciottesima volta in totale dal folgorante debutto del 1978. Ne avevamo, in realtà, avuto un piccolo assaggio già l’anno scorso in The Conjuring – Il Caso Enfield, in un breve flashback romanzato sull’effettivo ruolo svolto dai coniugi Warren nell’aiutare la famiglia Lutz. Segno, dunque, che la loro vicenda, tragicamente intrecciata a quella precedente dei DeFeo, fa ormai parte della Storia (o della mitologia) statunitense. È per questo che Amityville: Il Risveglio non può che ricollegarsi alla fonte originale della saga, per poi introdurci i nuovi inquilini dell’orrida magione. È la giovane Belle (Bella Thorne) a varcare la porta insieme alla madre Joan (Jennifer Jason Leigh), la sorellina Juliet e il fratello gemello James (Cameron Monaghan), quest’ultimo in coma irreversibile da due anni. Costretta a trasferirsi per la volontà della madre di offrire migliori cure al ragazzo, Belle scoprirà presto di quali terribili fatti è stata teatro la sua nuova casa. I suoi sospetti, però, aumenteranno considerevolmente di fronte agli improvvisi e insperati miglioramenti del fratello, tornato a un apparente stato di coscienza: siamo di fronte ad un miracolo della Provvidenza o al terribile disegno di un’invisibile forza oscura?

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La regia di quest’ultimo Amityville: il risveglio è stata affidata al francese Franck Khalfoun, di certo non uno dei più talentuosi cineasti emersi dal recente new horror transalpino. Infatti il film si presenta scritto meglio di come è girato, con pochi momenti memorabili all’interno di un intreccio comunque accattivante. A colpire più d’ogni altra cosa è l’impostazione postmoderna della pellicola, in cui convivono, coscientemente, diverse correnti del cinema horror. Dopo un inizio classico, in cui lo spettatore è informato dei fatti veramente accaduti e vede i protagonisti entrare nella casa infernale, la narrazione devia verso uno stile craveniano anni ’90: sagace si rivela l’idea del personaggio di Terrence (Thomas Mann), nuovo amico di Belle che, come il Randy di Scream, cerca di dare una spiegazione al mistero attraverso la visione dell’Amityville Horror originale e dell’Amityville Possession del nostro Damiano Damiani. Una giocosa e critica consapevolezza del passato che fa da cornice agli attuali temi sociali dell’eutanasia e dell’accanimento terapeutico. Argomento delicato che non può essere circoscritto al classico scontro tra Bene e Male, ma che piuttosto deve fungere a dare le ragioni del dualismo familiare che si scatena tra Belle e sua madre Joan.

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La forza del film risiede anche in questo: a collidere sono due diverse forme di amore, entrambe però sfociate nella disperazione. Da una parte quello di una madre (una Jason Leigh intensa ed inquietante) giunta al più grande e triste compromesso della vita pur di riavere indietro il figlio, dall’altra quello di una sorella (la sorprendente Thorne) disposta a porre fine alle sofferenze del fratello per poter finalmente patteggiare col passato ed i sensi di colpa. Sebbene sulla diatriba il film prenda, infine, una posizione netta, si può affermare che è dalla fragilità di questo rapporto, da questa insanabile frattura che l’incubo prenderà forma. L’ultimo capitolo della saga Amityville si conclude dunque coerentemente e rendendo il giusto omaggio ai capitoli cult: proprio per questo, ora, dopo averla “risvegliata”, è arrivato il momento di farla dormire un po’.