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Acusada

2018
Titolo Originale:
Acusada
REGIA:
Gonzalo Tobal
CAST:
Lali Espósito (Dolores Dreier)
Leonardo Sbaraglia (Luis Dreier)
Inés Estévez (Betina Dreier)

Il nostro giudizio

Acusada è un film del 2018, diretto da Gonzalo Tobal.

Chi avesse ipotizzato che Acusada, il film di produzione messicana, ma diretto dall’argentino Gonzalo Tobal, in concorso a Venezia 75 (se pur con poche speranze di vittoria, almeno a sentire ciò che si diceva fra gli addetti ai lavori al Lido e che si è puntualmente verificato) fosse una sorta di fotocopia della vicenda di Amanda Knox, sarebbe decisamente fuori strada. Dopo l’agiografico film Netflix del 2016 sull’omicidio di Meredith Kercher, sarebbe stato intollerabile sorbirsene un altro. Può anche darsi, ed è probabile che sia così, che Tobal si sia vagamente ispirato al giallo di Perugia, come pure, però, a tanti altri analoghi fatti di nera. Ma è il concetto, non la storia, che Tobal ha privilegiato. “Nel corso degli ultimi anni”, ha detto, “mi ha sbalordito vedere con quanta fascinazione seguiamo i casi di cronaca nera proposti dai media. Acusada è uno sguardo al processo interno ed esterno che chiunque si ritrovi coinvolto in una situazione così complessa”, come un’accusa di omicidio, “potrebbe vivere. Oltre agli aspetti strettamente connessi al crimine, le ripercussioni si allargano anche alla sfera familiare, sociale, politica e sessuale”. E “lo spettatore diventa, per così dire, il pubblico ministero” del processo mediatico. Dolores è infatti una bella ragazzina figlia di agiati borghesi “porteños” molto attenti all’apparire sociale.

Figuriamoci la veemenza della loro reazione quando vengono a sapere che la figliola è stata arrestata con l’accusa di aver ucciso a coltellate la sua migliore amica Camilla la quale, malignamente, l’aveva videoripresa durante una bollente scopata con il fidanzato e, cosa ben più grave, aveva diffuso quelle immagini in rete. Il movente, dunque, ci sarebbe. E anche altre prove più o meno indiziarie. Papà e mamma si svenano per pagare il miglior avvocato della città, il fratellino di Dolores è in preda ad attacchi di odio nei confronti della sorella, i media assediano la loro casa, le interviste, più o meno concordate, abbondano. Dolores, interpretata dalla cantante e attrice argentina Lali Esposito, finisce per chiudersi in se stessa e a vincere il blocco sessuale post-omicidiario (pur presento) ospitando nella sua cameretta una sorta di toy-boy prucuratole da un’amica cicciottella e insoddisfatta e che, fornendo a Dolores il sesso che lei non può avere, è come se scopasse in omaggio alla proprietà transitiva. Furenti coiti alla pecorina, dunque, per Dolores, mentre i genitori, al piano di sotto, si tormentano per il futuro della famigliola ex-Mulino Bianco. Dolores,però, oltre a sfogare la propria rabbia attraverso il sesso, è costretta, dai parenti e dal suo avvocato, a seguire un preciso copione da recitare in tv durante le innumerevoli interviste.

Ma, all’ennesima domanda sul suo rapporto con la defunta Camilla, si ribella ai comandamenti familiari e legali e sbotta affermando di odiare profondamente la sua amichetta per il male che le aveva fatto, sputtanandola ai quattro venti. Ma di non averla uccisa. Se Dolores abbia davvero ucciso Camilla oppure no resta, in Acusada, un mistero avvolto da una cortina di fumo (come, del resto, nel caso di Amanda Knox, assolta dalla giustizia terrena, ma non dall’immaginario collettivo). Tutto ciò, comunque, poco importa al regista che sottolinea: “Il film è il ritratto di una società sopraffatta da nuove forme di comunicazione e di esposizione che si ripercuotono sulle relazioni sociali e interpersonali in un modo che non siamo ancora in grado di comprendere. Una società in cui i fatti vengono sempre più diluiti nella battaglia delle opinioni e la verità, o quanto resta di essa, è confusa dalle parole che hanno più presa sullo spettatore”. A non aver gran presa sullo spettatore, però, è anche il film di Tobal, laddove la tensione lascia il posto all’attenzione sui personaggi. Il tutto oppresso da una colonna sonora invadente. Il regista, 37 anni, ha già cinque film alle sue spalle, poco noti in Italia, fra i quali Villegas (2012), biopic sul grande cantautore brasiliano Jobin.