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Remember

2015
Titolo Originale:
Remember
REGIA:
Atom Egoyan
CAST:
Christopher Plummer
Martin Landau
Dean Norris

Il nostro giudizio

Remember è un film del 2015, diretto da Atom Egoyan.

Remember di Atom Egoyan potrebbe sembrare un TV-movie ordinario, di quelli sonnacchiosi e coccolanti, da programmare, si disse a Venezia, per la Giornata della Memoria, ad uso della casalinga che vuole sentirsi engagée il giusto; e così è stato, anche se in sala ci è arrivato col claim “un thriller alla Hitchcock”, anche perché spendere la funzione-Highsmith, in questo frangente storico, è appannaggio haynesiano, e quindi lontano dal genre, vicino al gender. E poi, forse, sì, qualcosa di Hitchcock in questo film, come in realtà spessissimo nel cinema del regista armeno-canadese, c’è. E comunque, se la sceneggiatura di Benjamin August è quella di un esordiente, le fisse registiche di Egoyan, che ultimamente sembra più a proprio agio con le sceneggiature scritte dagli altri (se Devil’s Knot era passabile, ancora si fatica a dimenticare quanto brutto fosse Captive) sembrano un esito naturale per quel tema, per quella storia e quel congegno drammaturgico: una storia di novantenni Zev e Max (Christopher Plummer e Martin Landau), che, ri-trovatisi in una casa di riposo, condividono, o pensano di condividere i ricordi di un passato incancellabile e drammatico.

Ricordi di indicibili torture che hanno un nome e un cognome, Rudy Kurlander, alias Otto Walisch (bizzarro caso, è il nome di colui che inventò l’immagine coordinata di Israele). Max, che è tanto più malfermo di Zev, pianifica tappa per tappa la caccia al nazi wiesenthaliana (sì, ok, c’è passato anche Sorrentino) che quest’ultimo dovrà intraprendere, coast-to-coast, per stanare il nemico che li affratella, per lavare col sangue il passato. Ok. Il punto è che Zev è alzheimeriano acclarato, e il suo ricordo di un ricordo, non fissabile, passa, per forza, attraverso la parola scritta: il suo eterno presente è organizzato, diretto, dal vademecum stilato da Max, regista spietato di questa vendetta, mentre il compito di Egoyan è quello di depistare lo spettatore (ricordate The Citadel?). Non è Memento, però; non è la sola memoria a breve termine a darsela a gambe.

Nel finale a orologeria, in una Brechtesgaden a passo ridotto ridondante di legno e musica germanica, è la memoria tout-court, e con essa la responsabilità individuale, e il senso di colpa individuale e collettivo, a collassare intorno al pilastro ingombrante di una verità difficile da sgombrare.