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2036 Origin unknown

2018
Titolo Originale:
2036 Origin unknown
REGIA:
Hasraf Dulull
CAST:
Katee Sackhoff (Mackenzie 'Mack' Wilson)
Julie Cox (Lena Sullivan)
Ray Fearon (Sterling Brooks)

Il nostro giudizio

2036 Origin unknown è un film del 2018, diretto da Hasraf Dulull

2030. Una navicella viene lanciata verso Marte. All’atterraggio sul pianeta rosso qualcosa disturba gli astronauti e l’intero equipaggio perde la vita. Nel 2036 la figlia di uno di loro, Mackenzie Wilson detta Mack (Katee Sackhoff), cerca di capire cosa possa essere andato storto sei anni prima, studiando la situazione e supervisionando il sistema di Intelligenza Artificiale chiamato A.R.T.I. Viene mandata in orbita un’altra navicella in grado di raccogliere dati e mostrare in tempo reale quello che succede sul pianeta rosso, la quale si scontra con un misterioso cubo, una sorta di monolite con all’interno un nucleo, che si rivelerà pericoloso per tutta la galassia, Terra compresa. Anche A.R.T.I. perde il controllo cadendo in balìa di questa strana forza contenuta nel cubo e dando origine all’incubo di Mack.

Marte, sempre e solo lui: l’unico pianeta prepotente nella cinematografia di genere, tante opere che, diciamo la verità, si assomigliano un po’ tutte. E questa non è da meno. Fin dai primi minuti abbiamo la sensazione di aver già visto qualcosa di molto simile e in effetti questo 2036 Origin unknown, almeno nella linea di fondo, troppo somiglia ad altri film, sebbene il confronto sia da ritenersi insensato e pleonastico, visto che ci muoviamo decisamente su piani e aspettative diversi. Una gigantesca centrale robotica, dotata di intelligenza, che manovra i movimenti nello spazio, un monolite misterioso che diventa pericoloso per l’uomo, il quale sempre più si lascia controllare dalla tecnologia. «Bisogna essere intelligenti, non umani»: queste le laconiche parole di Lena (Julie Cox), fredda e decisa responsabile dei lanci che in seguito si rivela essere sorella di Mackenzie. E lei, Mack, una protagonista ansiogena e grigia che prende appunti su un block notes torturando una matita. Personaggio scialbo, decisamente anacronistico e indiscutibilmente contrastante rispetto alla tecnologia con cui ha a che fare, sicuramente ben interpretato da Katee Sackhoff che mantiene in piedi il film praticamente da sola, gestendo il suo ruolo con padronanza: prova difficile la sua, ma superata.

Un cast risicato che annovera Julie Cox, Ray Fearon e Steven Cree in quanto voce di A.R.T.I. Ci troviamo di fronte ad un one men (woman, in questo caso) show, ma in questo film si parla troppo, a fronte di poca azione e di un ritmo lento, intervallato da sprazzi esplosivi ma del tutto trascurabili, che non fanno decollare una storia ben poco originale, mal supportata dalla sceneggiatura mediocre scritta a quattro mani dal regista e da Gary Hall, scarsamente coadiuvata da effetti speciali non sempre riusciti anche per un film che si pone fin da subito come indipendente e low-budget. In effetti, l’uscita del film non è stata di certo attorniata da grandi aspettative; interessanti un paio di piani sequenza ma è troppo poco per far sì che lo spettatore sia in grado di mantenere un qualsivoglia entusiasmo. Finale difficilmente comprensibile che, sebbene non sia aperto, lascia più domande che risposte e francamente indispettisce.