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1922

2017
Titolo Originale:
1922
REGIA:
Zak Hilditch
CAST:
Thomas Jane (Wilfred James)
Dylan Schmid (Henry James)
Molly Parker (Arlette James)

Il nostro giudizio

1922 è un film del 2017, diretto da Zak Hilditch

La stupefacente fortuna di critica e pubblico che l’intera opera del maestro Stephen King sta recentemente vivendo, grazie a un vero e proprio revival audiovisivo a cavallo fra ambiziosi progetti televisivi (22.11.63, Under the Dome, Mr. Mercedes) e produzioni filmiche alquanto rischiose (It, La torre nera), ha permesso a un colosso del broadcasting come Netflix di sfruttare appieno la corposa e sconfinata produzione letteraria dello scrittore di Portland per inaugurare una nuova politica di genere incentrata per lo più sul fascino dell’oscurità umana. Ed è proprio all’interno di questa rivoluzionaria filosofia che trova la giusta collocazione quel piccolo (grande!) capolavoro di orrore e perturbazione che è 1922, una torbida fiaba rurale squisitamente kinghiana nella quale non è tuttavia difficile ravvisare l’influenza atmosferica degli inquietati immaginari che da E.A. Poe conducono dritti a Ambrose Bierce e William Faulkner. Fedelissimo adattamento di un misconosciuto racconto lungo contenuto nell’antologia Notte buia, niente stelle e diretto con mano saldissima e ispirata da Zak Hilditch (The Troll, These Final Hours), 1922 narra l’oscura vicenda di Wilfred James (Thomas Jane), tipico agricoltore americano impegnato nel disperato tentativo di convincere la moglie Ariette (Molly Parker) a non vendere la fattoria e l’ampio appezzamento di terra ereditati dal padre per trasferirsi in città a vivere una monotona esistenza. Fallito ogni tentativo di mediazione e con lo spettro del divorzio che incombe minaccioso, Wilfred, con la complicità del figlio Henry (Dylan Schmid), architetta l’uccisione della donna e il conseguente occultamento di cadavere nel pozzo situato nel giardino della magione.

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Da quando, però, il terribile atto viene compiuto, la vita intera dell’uomo sembra precipitare in un incubo senza fine, tra l’improvvisa (e tragica) fuga del primogenito assieme alla giovane puerpera Shannon (Kaitlyn Bernard) e la comparsa di una miriade di ratti che infestano ogni anfratto dell’abitazione, mentre la presenza fantasmatica della moglie sembra tutt’altro che un lontano ricordo. Cavalcando appieno l’onda lunga del buon successo ottenuto dall’attesa trasposizione di Il gioco di Gerald, 1922 si delinea come un’opera intensa e ipnotica dalla natura fortemente ibrida, unendo le coordinate di uno straniante thriller psicologico alla struttura di un horror dai tratti marcatamente gore, impiegando la figura diabolica – e a tratti quasi sovrannaturale – degli onnipresenti ratti quale metafora di un senso di colpa che striscia, rosicchia e s’infiltra malevolo in ogni anfratto della mente distorta del protagonista, richiamando inoltre suggestioni che occhieggiano a Il gatto nero di Poe e all’immancabile La casa della strega di lovecraftiana memoria.

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Impiegando una messa in scena esteticamente impeccabile e visivamente suggestiva – grazie a fluidi movimenti di macchina e a un ottimo montaggio dai ritmi alquanto rarefatti –, Hilditch apparecchia un universo incubotico nel quale persino l’immagine apparentemente insignificante di un pozzo acquisisce una forza narrativa inimmaginabile, divenendo luogo maledetto deputato alla volontà di celare un terribile segreto di sangue (un’autocitazione al magnifico Dolores Claiborne?) destinato a perpetrare la propria terribile maledizione attraverso la suggestiva allegoria dell’infestazione, per altro già presente in forma esoterica nel racconto breve Jerusalem’s Lot. Salutato con preventive manifestazioni di entusiasmo già nella fase di produzione dallo stesso King, 1922 appare a tutti gli effetti come uno degli omaggi filmici più onesti e sicuramente più riusciti al lavoro del re del brivido, un piccolo gioiello di elegante inquietudine destinato a far passare qualche sana notte insonne anche allo spettatore più coraggioso e scafato.