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Napoli violenta

Autore:
Paolo Spagnuolo
Editore:
Mephite

Il nostro giudizio

Un saggio di quasi 150 pagine, stampato su carta patinata, corredato da un nugolo di foto originali, prefato da Umberto Lenzi e postfato (ma si dirà?) da Marco Giusti, ai tempi ci avrebbe fatto uscire di testa a scatola chiusa, anche a non sapere che l’oggetto di indagine fosse uno dei film fondamentali in quel genere amatissimo e cultualizzato più di ogni altro, nel bis degli anni Settanta, che fu il poliziesco. Paolo Spagnuolo, studioso e appassionato cinefilo avellinese ha concentrato tutta l’attenzione possibile su Napoli violenta, girato nella sua terra esattamente quarant’anni fa, e ne ha ricavato questo volume storico-celebrativo, sovrabbondante di notizie, dati, documenti e interviste relative al film che a giudizio di molti può considerarsi lo zenith – anche per via dell’incredibile successo commerciale che gli arrise – del filone nella sua forma più pura, di cui il grande Maurizio Merli, altrettanto quanto la regia di Lenzi, fu un elemento essenziale.

Spagnuolo spiega subito la genesi del libro, nato dal suo “sodalizio” con Umberto Lenzi. Quindi passa ad una analisi/discussione della trama, molto dettagliata – persin troppo, verrebbe da dire -, annotando a piè pagina un sacco di particolari che sollevano e riscattano la lettura da un arido riassunto. Non sarebbe stata una cattiva idea, forse, pubblicare la sceneggiatura originale del film, contestualmente a un’autopsia così meticolosa. Nei due capitli successivi, la testimonianza di Umberto Lenzi sul film è seguita da un profilo sulla sua carriera registica e, ora, di scrittore violentemente apologetica – ma va benissimo e in fonso ci siamo abituati. L’intervista viene adattata da quella che Lenzi rilasciò per gli extra del dvd italiano di Napoli violenta ed è piuttosto dettagliata. Ma il grande interesse del volume di Spagnuolo lo trovo personalmente soprattutto nella parte che segue dedicata alle interviste ai protagonisti.

Si comincia con la costumista Silvana Scandariato, si prosegue con Elio Zamuto e si giunge all’appassionante cronistoria della ricerca di Massimo Deda, lo scugnizzo del film, Gennarino, che Spagnuolo è riuscito a trovare con uno di quei colpi di fortuna (audentes fortuna iuvat) che spesso assistono chi si mette in questo tipo di imprese. L’intervista a Deda è uno scoop, soprattutto perché, a distanza di 40 anni, l’allora scugnizzo, figlio del distributore Fida del film, ricorda praticamente tutto. Completano le testimonianza quella di Gabriella Lepori e quella di Grazie Maria Spina. Un doverosa ulteriore sezione è stata dedicata a Franco Micalizzi e alla sua straordinaria colonna sonora, cui il successo di Napoli violenta deve certamente dire grazie insieme al resto. Prima delle note finale di Giusti, è inserita una sezione di critiche sul film, pescate da testi pubblicati e dalla Rete, in italiano e in inglese. In sintesi, un bel volume anche iconograficamente importante – le fotografie sono tutte originali di scena e – devo ammettere quasi tutte mai viste prima – che non può mancare nella libreria degli appassionati del film e del genere.