L’urlo di Jackie Chan terrorizza anche Udine

Lo splendido sessantenne Jackie Chan ha portato a Udine tanta voglia di divertire
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“Oggi, camminando per Udine, ho visto diversi bambini che mi hanno riconosciuto e hanno mimato delle mosse di arti marziali”: lo dice mimandole a sua volta. Impossibile riportare solo per iscritto una conferenza stampa “gesticolata” di Jackie Chan, come quella che ha tenuto a Udine, dove era ospite d’onore del Far East Film Festival. La sua incredibile vis da funambolo, che è stata capace di far convergere le arti marziali con la commedia slapstick del muto, torna sempre, anche quando parla con pubblico e stampa, impegnandosi in discorsi mimati, infarciti essi stessi di gag e pantomime. La sua essenza torna anche quando vuole prenderne le distanze “Con De Niro non reagiscono mica così. Tra dieci anni voglio essere accolto come un buon attore”, candidandosi così a Robert De Niro asiatico. Per arrivare poi a dire: “I film di lotta fanno guadagnare, ma trasmettono un messaggio sbagliato”. Un Jackie Chan sempre più proteso verso lo status di autore/attore di punta nella Cina mainlander da un lato, e, dall’altro, dedito a farsi portavoce di messaggi pacifisti, coerentemente con le attività filantropiche in cui è sempre più impegnato, che lo hanno portato a cena con Obama alla Casa Bianca.

Questo è il Jackie Chan che ci siamo ritrovati a Udine, arrivato dalla Cina sempre con furore, dove ha presentato, insieme al regista Daniel Lee, l’ultimo film di cui è protagonista e mattatore, Dragon Blade, kolossal tra i più costosi mai realizzati in Cina, ambientato nel 48 a.C., nel deserto dei Gobi. Il nostro interpreta il comandante della “Squadra di Protezione della Via della Seta”, istituita per dirimere i conflitti tra etnie rivali, che si imbatte nientemeno che in una legione di antichi Romani giunti fino in territorio cinese. In un’epoca che si vuole travagliata da un conflitto di civiltà, Jackie Chan e Daniel Lee lanciano un messaggio – semplicistico, vero, ma comunque genuino e sincero – di dialogo e pacificazione tra culture diverse e lontane, mettendo in scena un crossover tra due tra le più avanzate società dell’antichità, quella romana e quella cinese. E non c’è dubbio che nella prima, con i centurioni che parlano inglese, si possa vedere una metafora degli Stati Uniti, l’attuale potenza mondiale con cui la Cina si vuole porre alla pari. Il rapporto conflittuale con gli States è ancora argomento di discussione per Jackie Chan. “Trent’anni fa tentai di portare l’action e la cultura cinesi in America, ma non funzionò. Adesso sono loro a chiamarmi”. E ora il suo potere contrattuale, nell’ambito del sempre più florido sistema produttivo cinese, gli permette di ingaggiare, come comprimari, John Cusack e Adrien Brody.

Il Jackie Chan e la sua ricerca spasmodica del realismo a tutti i costi, che faceva sì che realizzasse le scene acrobatiche veramente, senza trucchi né controfigure, torna nella concezione di quest’ultimo film, girato nel deserto vero, non in uno sfondo riprodotto artificialmente in digitale. “Volevamo trasmettere la realtà del deserto, due terzi di questo sono stati girati nel deserto del Gobi. E non è stato facile. Abbiamo messo a dura prova tutte le comparse, provate a immaginare, arrivare nel deserto, il caldo, il trucco, duecento cavalli, migliaia di persone. Abbiamo viaggiato tutti a piedi per raggiungere la location, attraverso il deserto. È stato massacrante ma anche l’unico modo per trasmettere la realtà, per vivere le stesse difficoltà dei personaggi che abbiamo interpretato.” Anche se non realizza più i blob sui titoli di coda, pare di vederlo ancora, in quei momenti che vi erano documentati. Lui con il volto dolorante dopo essere caduto male e fracassato le ossa, lui che esibiva voluminose ingessature a gambe e braccia. Anche se ormai le acrobazie appartengono al passato, per Jackie Chan il cinema è ancora un fatto fisico, corporeo, che comporta sofferenza, sforzi spasmodici per raggiungere obiettivi di realismo. Il cinema non è un pranzo di gala e questa è la lezione che lo splendido sessantenne Jackie Chan ha portato a Udine.