Intervista a Lorenzo Bianchini

Nato a Udine nel 1968, ha iniziato da autodidatta negli anni Novanta con alcuni cortometraggi
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Nel 2001 il debutto al lungo con Radice quadrata di tre, recitato in dialetto friulano. è grazie a questo film e al successivo Custodes Bestiae che diventa uno dei più promettenti registi italiani di genere indipendenti, abilissimo nel coniugare la paura con la valorizzazione del territorio nation.

Com’è nata l’idea di Oltre il guado?

Nasce dalle locations, di solito, o da immagini che mi vengono in mente. Qui, è proprio il paese abbandonato, e il bosco che ci sta attorno, che evocano tutto quello che c’è di misterioso da evocare. Anche se, in realtà, la scenografia è stata tutta ricreata all’interno di una grande casa a Monteprato. Ogni punto in cui il protagonista entra nel paese, in realtà non entra lì a Topolò. Vedi che apre una porta e poi ci trasferiamo in questa casa: la vecchia scuola è lì dentro, in una parte di questo salone; ti giravi, camera da letto, senza mura; poi zac!, togli il salone, appendi le lenzuola per il finale; poi il vecchio bar, al piano di sotto; cucina, dietro il bar…

La storia delle due gemelle maledette che infestano la zona, invece, ha come spunto una qualche leggenda popolare locale?

No, però, sai, quando scrivi non inventi nulla di nuovo. Rielabori cose del tuo passato che ti hanno raccontato, che hai sentito, e quindi, involontariamente peschi dalla cultura locale popolare, sempre. Di rimando, c’è comunque quello che hai vissuto nella tua terra.

Poi il fatto che la storia non dia tutte le risposte…

Credo che sia questo il bello dell’orrore, che nei film horror non devi spiegare, secondo me, o almeno non in questi. Le gemelle possono anche essere state annegate ma non morte ed essere ancora lì, invecchiate, oppure possono essere dei demoni… mi piace il fatto che ognuno vada alla ricerca di una propria storia, di una propria idea. A me non interessava spiegare, se non introducendo i personaggi dei due anziani, cioè la memoria del vecchio, per dare un po’ di veridicità alle gemelle. Ma poi anche lui ha i ricordi sbiaditi, è tutta una cosa non spiegata che a me piace, e risulta realistico.

Memoria registrata su un Super 8 girato dai partigiani durante la guerra, quello che il vecchio proietta alla squadra della protezione civile…

Sì, serve tutto per dare quell’effetto “realistico”… nel Super 8 dei soldati intuisci queste due figure e dici “ma allora sì, qualcosa di vero deve esserci!”.

Lo stesso si può dire per le riprese delle videocamere di sorveglianza, o quella montata sulla volpe.

L’idea di questa telecamera nel bosco, queste fototrappole che mentre dormi sono lì a registrare tutto, sempre pronte a catturare qualsiasi cosa si muova… mi affascina sapere che ci sono questi occhi notturni pronti a intrappolare le cose. L’idea che esiste questo genere di monitoraggio, poi, diventa mezzo per far vedere delle cose di cui dopo hai timore, ma di cui sei anche attratto.

Un Super 8 per giustificare l’esistenza storica di due entità e telecamere per materializzarne la presenza: la tecnologia rende i fantasmi più credibili?

Sì, c’è il filtro che ti separa da quello che vedi realmente… si può dire che la tecnologia e queste cose qua ti aiutino a renderle più plausibili, non vedendole tu di persona. Qualsiasi cosa tu veda può essere equivocata dal fatto che una tecnologia ti stacca un po’.

Anche il ruolo del naturalista contribuisce a dare questa iniziale sensazione di realtà.

Con Occhi prima e con Oltre il guado poi, ho intrapreso un percorso che è di descrivere quanto più possibile le paure che possono realmente accadere, senza aggiungere effetti, che poi nella realtà non esistono. Quindi, introdurre personaggi che si trovano in contesti solitari, perché è quando sei solo che incominci a immaginare e pensare, inquietandoti rispetto a quello che ti immagini. Se introduci un mestiere come il naturalista, la solitudine che fai vivere è una solitudine non forzata: uno parte da solo nei boschi per fare un lavoro. È una cosa già realistica, credibile, dall’inizio.

E il camper che scompare?

Eh sì lì, boh, chi se ne frega… però, se avessi potuto, ecco, solo il camper, lì avrei voluto dargli una spiegazione realistica, alla sua scomparsa. Avessi avuto due soldi… cede un po’ con le piogge il terreno, e magari cade giù e si fracassa. Questo è l’unico cui avrei voluto dare una spiegazione plausibile.

Avresti dovuto sfasciare un camper, però…

Non ci pensavo nemmeno! (ride) Però sarebbe stato da fare…

Con tutti i premi che il film ha vinto nei vari festival internazionali, a quanto stanno le probabilità di vedere Oltre il guado anche nelle sale italiane?

Beh, in Germania uscirà in sala, doppiato. In Italia, abbiamo fatto un contratto con la Cecchi Gori, che lo distribuisce in dvd e su internet, on demand. Per le sale… eh, ci stiamo lavorando tutti… per le sale è un casino…