Incontro con Abel Ferrara

Gli eccessi di una volta sono finiti, ma il regista del Cattivo tenente non guarda in faccia a nessuno
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Gli eccessi di una volta sono finiti, ma il regista del Cattivo tenente non guarda in faccia a nessuno e continua a far parlare di sé con due film girati uno dietro l’altro. Il primo, presentato a Cannes, è incentrato sulla figura di Dominic Strauss-Kahn, l’altro è dedicato a Pasolini

Abel Ferrara ha ricevuto il sostegno finanziario della regione Aquitania nel sud-ovest della Francia, ed è per questo che ha montato a Bordeaux il suo nuovo film: Pasolini. Mercoledì 30 aprile Ferrara era presso il cinema Jean Eustache della città di Pessac per una master class con gli studenti di cinema e gli spettatori, animata dal critico Stéphane Goudet. Ferrara ha parlato a lungo della sua visione del cinema, di creazione e soprattutto dei suoi ultimi due film fino a oggi, Welcome to New York e Pasolini, il primo presentato al Festival di Cannes e il secondo in fase di completamento e atteso per la mostra del Cinema di Venezia. Stéphane Goudet ha notato che i suoi ultimi due film, girati uno dopo l’altro, Welcome to New York e Pasolini, potrebbero essere visti come un dittico, con una dimensione di autoritratto – desiderio di cinema di PPP, e di avventura umana di DSK e la passione che arriva all’autodistruzione in entrambi i casi, con il parallelo di due persone reali ma anche di due miti, uno del cinema moderno, l’altro dell’epoca contemporanea. Abel Ferrara era accompagnato dal suo montatore Fabio Nunziata (Pasolini, Go Go Tales) e dal suo sceneggiatore napoletano Maurizio Braucci (Napoli Napoli Napoli, Reality e Gomorra di Matteo Garrone), che ha scritto la sceneggiatura di Pasolini con lui e ha chiarito l’idea originale del film: «Come la vita di un uomo, Pasolini in questo caso, si può riassumere in un solo giorno. Il film inizia con il risveglio di Pasolini come una nascita e finisce con la sua morte. Un giorno è una vita, inizia e comincia con la notte. L’ultimo giorno di un uomo è molto speciale nella sua vita. Questo è quello che volevamo raccontare con Pasolini.»

Abel Ferrara: «Quando abbiamo deciso di fare un film su Pasolini abbiamo pensato che fosse una grande idea. Ma quando siamo andati alla ricerca di finanziamenti ci siamo sentiti dire: “Chi è Pasolini?”, “A chi interessa?”. Ok, interessa a noi e anche ad ARTE, per fortuna. Pasolini per me vale come artista, regista e anche come figura di intellettuale, uscito da un Paese con una ricca tradizione culturale e critica, dove i film venivano presi sul serio e considerati importanti.»

 

BARRIERE LINGUISTICHE

Willem Dafoe interpreta Pasolini, ma non è italiano e non parla italiano. Lavora con attori italiani e nel film abbiamo cercato di superare le barriere linguistiche come in Welcome to New York, dove Gérard Depardieu parla sia francese sia inglese. Il linguaggio cinematografico va oltre le parole. La scena della doccia di Psycho terrorizza gli spettatori in Texas, in Giappone e a Mosca esattamente allo stesso modo. Quando avevo cinque anni sono andato al cinema per la prima volta, a vedere Bambi. Lì ho imparato che cosa era il linguaggio del cinema: ero spaventato a morte e sconvolto. Pasolini disse che preferiva scrivere piuttosto che parlare.

 

LAVORO COLLETTIVO

Io non sono il genere di regista come Roman Polanski o Michael Mann che pensano di essere i migliori cameramen, i migliori tecnici del suono, i migliori direttori della fotografia, i migliori attori, perché no? ecc. La realizzazione di un film è un lavoro collettivo, ho bisogno di trovare la squadra giusta per aiutarmi a esprimere le mie idee, uno sceneggiatore per scrivere il film, degli attori per incarnare i personaggi, e dei produttori per finanziare. È stata mia madre a produrre il mio primo film, e sono molto orgoglioso. Se non siete in grado di convincere vostra madre a finanziare il vostro film, potete cambiare lavoro adesso.

 

GLI ATTORI SONO TUTTO

Il mio metodo consiste nel dedicare molto tempo agli attori, per preparare il film con loro. Ho avuto la possibilità di lavorare con grandi interpreti che mi hanno aiutato molto: Harvey Keitel, Christopher Walken, Willem Dafoe e ora Gérard Depardieu. Ogni volta il film nasce grazie all’attore. Non avrei mai fatto Pasolini se Willem avesse detto di no, e non avrei mai fatto un film su DSK senza Gerard. Anche prima di avere in mano uno script sono andato a trovarli, a chiedere loro “vuoi questo ruolo?” Se a Willem non fosse piaciuta la mia idea di fare un film su Pasolini con lui, il progetto era morto. Willem lo conoscevo già, avevamo fatto tre film insieme. Non avevo mai incontrato Gérard Depardieu prima di sedermi a un tavolo per discutere il progetto, e l’idea di interpretare DSK. Fu in quel momento che capii che il film che stavamo andando a fare non sarebbe stato su DSK, ma su Gerard, come il mio prossimo film non è su Pasolini, ma su Willem. O meglio, sulla mia mia voglia di filmarli tutti e due e di fare un film insieme.

 

FARE, NON DISCUTERE

Ho avuto così tanti problemi con l’industria del cinema che avevo deciso di fare 4:44 Last Day on Earth con assolutamente nulla, ero pronto a girarlo con un telefono cellulare e la mia ragazza, a casa. E avrei  intepretato io stesso il ruolo di protagonista. Grazie a Dio Willem ha accettato di farlo! Adoro la citazione di Polanski, che ha detto: “Quando si vuole davvero fare un film, l’ultima cosa da fare è sedersi in un caffè per discutere. Se lo vuoi fare, agisci!” Per fare un film hai bisogno di attori, a meno di fare un film in 3D o un cartone animato (ma poi hai ancora bisogno delle loro voci). Non si può semplicemente fare a meno degli attori, sono loro che saranno il corpo del tuo film, ma anche coloro che condivideranno i desideri e le passioni del regista, dalla scrittura alla realizzazione. Willem ha girato nei miei film quasi per niente, Gérard anche. In realtà è stato lui che ha portato soldi per produrre Welcome to New York. Questo è davvero il tipo di attori che adoro!

 

LA VERITÀ È IRRAGGIUNGIBILE

Per Pasolini e Welcome to New York, abbiamo fatto un sacco di ricerche nella preparazione di questi due film. Per Pasolini abbiamo intervistato tutti. Cito Pasolini, “Io non sono un detective, io non sono un giornalista, tanto meno un veggente.” Pasolini e Welcome to New York non sono documentari. La verità è che non possiamo conoscere la verità, perché cambia ogni giorno. Perché Pasolini è morto, che cosa è accaduto sulla spiaggia di Ostia? Che cosa è successo nella stanza al Sofitel? Posso dirvi che a Gerard Depardieu non importava un accidente di Dominique Strauss-Kahn, o della sua storia. Trovava la sceneggiatura priva di interesse.Voleva parlare di Re Lear, non di DSK. Così il mio anno di ricerche per scrivere la sceneggiatura non è servito a niente, l’ho gettato fuori dalla finestra. Gerard non voleva fare le prove, era pronto. Gerard ha fatto più di duecento film, la sua tecnica è straordinaria, è diventato Strauss-Kahn in un secondo. Lui non impara i suoi dialoghi, così, piuttosto che avere un auricolare, le pareti erano rivestite di fogli di carta giganti con sopra il testo dei dialoghi! La sua energia ha portato la verità del film. Il film diventa un film su di lui e il suo coinvolgimento nel progetto. Gerard era sempre presente, il primo ad arrivare e l’ultimo a lasciare il set.

 

PASOLINI, PERCHÈ?

Perché fare un film su Pasolini è la domanda più stupida che mi si possa rivolgere. Salta agli occhi subito, il perché. Basta guardare un minuto di uno dei suoi film. Ho visto Il Decameron non molto tempo fa. Ero di nuovo stupito dalla passione e dalla libertà che trovavo in questo film.Avevamo raccolto 3.000 pagine di documentazione su Pasolini. Quando morì aveva appena terminato un film straordinario e aveva già due sceneggiature pronte da girare, romanzi incompiuti. Pasolini non ha mai alzato la voce una volta sul set di Salò, io nei miei film passo il tempo a urlare e insultare tutti. Il potere assoluto corrompe in modo assoluto. Su un set si può diventare un animale. Non lui. La passione di Pasolini è inseparabile dalla compassione. La prima cosa che diceva quando incontrava qualcuno era “come stai?”.Questo è quello che vorrei essere.

 

DEPARDIEU A NUDO

Per quanto riguarda l’altro tizio, Strauss-Kahn – come si vede nel film – non è proprio la stessa cosa. Ma Gerard ha avuto empatia per lui. So cosa vuol dire comportarsi male con le donne, servirsi del proprio potere per raggiungere i propri scopi. Ma alla fine, quando una donna ti dice di no, è no. Non bisogna attraversare la linea. In quale stato d’animo fosse quel giorno, Gerard lo sa meglio di chiunque altro. Welcome to New York inizia con un’intervista a Gérard Depardieu. è stato parte del processo realizzativo chiedere informazioni a Gerard su DSK. Inizialmente avremmo potuto usarlo per promuovere il film. Ma al montaggio è apparso chiaro che l’avremmo dovuto integrare nel film, perché le risposte di Gérard erano molto potenti. Ancora una volta, questo non è un film su DSK ma su Gerard Depardieu che interpreta DSK, produce il film e collabora alla sua realizzazione.

 

MORIRE E CAMBIARE IL MONDO

La tragedia di Pasolini, come quella di Garcia Lorca, è che chi dice la verità deve morire. Il poeta deve morire. La sua parola, la sua poesia erano troppo potenti, erano insopportabili per alcune persone. Il destino di PPP l’ha condotto su questa spiaggia. La sua vita doveva fermarsi lì. In quanto ex tossicodipendente e alcolista, so che la mia vita avrebbe dovuto fermarsi in carcere o all’obitorio. Io sono un miracolato. Pasolini fu assassinato all’età di 53 anni, al culmine della sua vita e del suo talento. La tragedia di Pasolini è stata questa interruzione, tutti i grandi film che non ha potuto fare, la poesia e la filosofia che non ha potuto scrivere, con il suo Paese che è andato in profondità nella direzione orribile che lui aveva predetto. La sua morte ha cambiato il mondo. Ci sono poche persone delle quali possiamo dire la stessa cosa.

 

LA REDENZIONE è UN’IDIOZIA

Chi è l’idiota che ha detto che i miei film parlano di redenzione? Sono piuttosto sull’impossibilità della redenzione. Pasolini e Welcome to New York sono canti del cigno sulla mancanza di redenzione. è come il cattivo tenente che muore pazzo e lapidato all’inizio del film. Lo stesso vale per DSK, che bestemmia e accusa Dio, sua moglie, sua madre. Il personaggio si rifiuta di guardarsi allo specchio. Con Strauss-Kahn, come con gli altri personaggi dei miei film di allora, non vi è alcuna possibile redenzione. Non ha mai chiesto scusa a quanto ne so. è quello che è. La sua carriera e il suo matrimonio sono stati distrutti.

Per Welcome to New York avevo bisogno di girare nell’hotel Sofitel, nella casa dove abitava DSK: sentivi le vibrazioni, i fantasmi esistono in questo tipo di circostanze. Lo stesso vale per Pasolini, è stato girato nel ristorante dove ha consumato il suo ultimo pasto con lo stesso tizio che gli aveva servito il cibo.

 

DIFENDERE UN FILM COME LA VITA

Pasolini è morto per molte ragioni.Il primo è la sua totale assenza di compromessi, l’integrità e la libertà assoluta. Tutto il suo lavoro, la sua poesia parlano di questo. Faceva i suoi film esattamente come voleva. Se le persone li trovavano strani, tanto peggio. Non gli importavano intimidazioni, persecuzioni, processi. Ha fatto quello che voleva. E ciò che più conta per me, come regista è di avere il final cut e fare esattamente il film che voglio, come voglio. Se fai un film, devi difenderlo come la tua stessa vita.