Intervista a Sasha Grey

Ha finito nel 2009 di fare i porno ed è passata al cinema “normale”
Featured Image

Ha scritto un libro, eroticissimo, fa la dj e nel tempo libero partecipa alla Parigi-Dakar. Ritratto di un idolo del sesso molto poco convenzionale.

Ciao Sasha e grazie per la tua disponibilità a fare questa intervista. Come prima domanda, potresti definirti in una sola frase? Insomma, Sasha Grey tra passato, presente e futuro.

Ok… ci provo. Dunque, mi chiamo Sasha Grey e fino a qualche tempo fa facevo film porno. Più esattamente ho lavorato nel porno dai 18 ai 21 anni, fino al 2009. Quindi ho smesso da 5 anni. Poi, Steven Soderbergh mi ha chiamata a recitare per The Girlfriend Experience e quello mi ha aperto nuove opportunità professionali, oltre a darmi la certezza di voler continuare a recitare. Da quel momento ho partecipato a diversi film e serie tv, l’ultimo è Open Windows. Inoltre, mi sono sempre interessata di musica, faccio tournée come dj, ho partecipato a diversi progetti musicali e sto ultimando il mio primo singolo dance, che si chiamerà The Heat of the Night. Infine, sempre per affinare la mia versatilità come attrice, nel 2015 parteciperò alla Paris-Dakar, così aggiungerò anche l’abilità da pilota nel mio curriculum. Ho sempre avuto la passione per i motori, anche perché mio padre faceva il meccanico e quindi già da adolescente sapevo guidare auto col cambio manuale. Questa cosa della Paris-Dakar è nata per caso. Sono stata contattata da un team di piloti che aveva partecipato alla scorsa edizione. Siamo diventati amici e così nel 2015 farò parte del team, per poi magari competere da sola nel 2016. Insomma, il futuro per me è ancora tutto in divenire. Di sicuro, continuerò a cercare nuove opportunità nel cinema e soprattutto continuerò a scrivere libri, una passione che ha molto contribuito alla mia crescita interiore.

Wow! Complimenti. Non hai nemmeno 30 anni e hai già un curriculum impressionante. Immagino che il tuo atteggiamento nella vita sia quello di provare sfide sempre nuove, o sbaglio?

In parte sì; amo le sfide soprattutto perché mi aiutano ad avere sempre nuovi stimoli e nuove idee. Insomma il mio motto è (lo dice in italiano, ndt) “Lotta Continua”. So benissimo che era un movimento politico italiano di sinistra e anche un settimanale, intorno al quale orbitavano diversi intellettuali tra cui Pasolini – che ho sempre ammirato –, ma mi piace utilizzare questo motto nella sua accezione più semplice e universale. Poi, sono molto tenace e quando fisso un obiettivo faccio di tutto per raggiungerlo. Ovviamente, ho avuto la mia parte di sconfitte e delusioni, ma nella vita non accade quasi mai nulla dalla mattina alla sera; e trovo abbastanza ironico che molte persone che mi vedono dall’esterno dicano: “La tua carriera è costellata di eventi e situazioni che sembrano accadute così, per fortuna o senza sforzo”. La mia vita non è stata così e ho lottato e fatto sacrifici per raggiungere i miei obiettivi. Poi, a volte mi è andata bene e altre volte no.

Dei tuoi trionfi come performer poliedrica sappiamo tutto, ma mi piacerebbe che mi raccontassi qualche tua recente delusione o momento imbarazzante.

Certo. Come delusione, la più cocente è stata relativa a un film action in cui ero stata scritturata come co-protagonista. Doveva essere un film molto cool tutto lotte, inseguimenti ed esplosioni e per mesi mi sono sottoposta a un allenamento sfiancante, con lezioni di lotta corpo a corpo e di guida sportiva. Poi, il regista, di cui per pudore non farò il nome, è partito per due settimane di scouting in Colombia: è tornato dopo tre mesi, non si è fatto più sentire e nel frattempo il progetto è finito nel nulla. C’è poi un episodio abbastanza surreale ma in fondo divertente che mi è capitato quando ero in tournée come Dj. Mi trovavo a Istanbul in un locale molto di tendenza. Inizio a mettere la musica che mi piace e mi accorgo che nessuno stava ballando. Erano quasi tutti uomini e mi fissavano imbambolati. Ho provato a mettere qualcosa di più commerciale, ma il risultato è stato lo stesso. Presa dal panico, ho avuto una delle mie intuizioni, ho gridato «Fuck You!», ho messo gli Slayer a manetta e si è scatenato il delirio. Adesso ho migliaia di fan anche a Istanbul (ride soddisfatta).

Come mai hai abbandonato la tua carriera da pornostar quando eri all’apice della fama? Avresti potuto benissimo sfruttare ulteriormente la tua reputazione e seguire le orme di una come Jenna Jameson, che con la sua immagine ha creato un impero. Cos’è che ti ha spinto a cambiare strada?

Come ti dicevo, mi sono allontanata dal porno nel 2009. In quel periodo avevo già recitato in The Girlfriend Experience e iniziavo ad alternare cinema mainstream e produzioni hard. Mi sono resa conto che come pornostar avevo già ottenuto tutti i riconoscimenti possibili, e il passo successivo sarebbe stato quello di creare una mia casa di produzione per produrre e magari dirigere. E così ho fatto: ho trovato un socio e messo su la mia casa di produzione, ma l’azienda è andata a rotoli nel giro di tre mesi. Col mio socio non ci trovavamo d’accordo su quasi nulla e quindi è stata inevitabile la separazione. A quel punto, mi sono trovata a un bivio: cercare finanziatori per un’altra casa di produzione e ricominciare da capo, oppure cercare nuove opportunità nel cinema vero. Considerando che durante la mia breve esperienza da produttrice le preoccupazioni erano tali e tante da togliermi il sonno, la scelta, in fondo, è stata facile. Quindi, sì: forse avrei potuto capitalizzare sulla mia immagine nel mondo dell’hard, ma tanto come amministratrice sono un disastro (ride). Alla fine ho seguito il mio istinto, ho smesso con il porno, ho fatto l’inevitabile trafila di provini per ottenere qualche ruolo nel cinema mainstream e rispolverato il mio amore per la musica, esibendomi come dj.

Però è innegabile che essere chiamata per il tuo primo film mainstream da Steven Soderbergh – che non è certo il primo che capita – è stato un bel colpo di fortuna, oppure hai un agente molto in gamba. Adesso con quale criterio selezioni i copioni dei film a cui vorresti partecipare?

Il mio criterio è molto semplice: scelgo i film che vorrei fare in base alla sceneggiatura, oppure se il regista è qualcuno che stimo. In alcuni casi, le due cose coincidono, come è accaduto con Nacho Vigalondo e Open Windows. Io ero già una fan di Nacho e ho adorato il suo esordio Time Crimes. Quando ho saputo che stava lavorando a un nuovo progetto, ho chiesto al mio agente di farmi avere una copia dello script e l’ho trovato molto particolare, emozionante e attuale. Nacho poi è un uomo squisito, dotato di grande senso dell’umorismo e intellettualmente molto onesto, qualità abbastanza rare da trovare nel cinema hollywoodiano. Mentre lo leggevo, sentivo che il copione era completamente suo. Il caso ha voluto che Nacho e il suo produttore si trovassero a Los Angeles circa tre settimane dopo che avevo letto il copione. Ci siamo incontrati per un provino e mi hanno trovata giusta per interpretare il personaggio di Jill. Quindi abbiamo approfondito il mio personaggio, giocando un po’ coi riferimenti al mio passato. C’è stato qualche tentennamento iniziale, ma tre mesi dopo mi hanno chiamata dicendomi che la parte era mia. Inevitabilmente, ancora oggi continuo a ricevere copioni con ruoli che chiaramente alludono al mio passato nell’hard. La cosa che trovo buffa è che gran parte di queste persone non hanno mai visto i miei film e quando mi incontrano rimangono un po’ smarriti, perché non trovano corrispondenza con l’idea della classica bambola appariscente che si erano fatti. Per questo motivo, e per sfatare certi luoghi comuni su di me, prima di accettare qualsiasi ruolo, voglio sempre conoscere di persona le persone che hanno scritto il copione o vogliono dirigere il film.

Comunque, anche se hai preso le distanze dal cinema hard, mi sembra che la sessualità o i riferimenti al tuo passato rimangano sempre temi costanti in tutto quello che fai. Per intenderci, il tuo libro The Juliet Society non parla, che so, di apicoltura, ma è un libro apertamente erotico e molto esplicito. Non fraintendermi; trovo molto divertenti e affascinanti questi tuoi continui ammiccamenti al tuo passato o la disinvoltura con cui giochi con la tua immagine di icona pop, però spesso mi viene da riflettere se questi ammiccamenti sono casuali o voluti. Per farti un esempio, ho visto di recente il film The Scribbler in cui il tuo personaggio si chiama Bunny e va in giro vestita da coniglietta. Subito mi sono chiesto se fosse una casualità o ci fosse un richiamo specifico a una delle tue performance “storiche” del tuo periodo hard (la celebre orgia di coniglietti, ndt).

(Scoppia a ridere.) Si vede che hai fatto le tue ricerche! No, no; non c’entra nulla… casomai sei tu che ci hai voluto vedere quel riferimento. Ti garantisco che è stata una pura casualità. Comunque, anche se ho smesso con il porno, la sessualità è un campo in cui trovo sempre nuove idee e stimoli. E certe mie convinzioni si sono rafforzate: per intenderci, credo che, a livello sessuale, siamo ancora abbastanza retrogradi, che la parità tra i sessi non sia stata pienamente raggiunta, e che la donna sia ancora considerata inferiore. Non in tutto, certo, ma in molti aspetti della vita. Per questo, scrivendo The Juliet Society, ho voluto esprimere le mie opinioni e convinzioni sull’argomento. In ogni caso, molti grandi scrittori hanno dato il meglio di sé parlando proprio di sesso. Quindi non ho alcun problema ad affrontare tematiche sessuali in tutti gli aspetti della mia carriera, né voglio far finta di non essere mai stata una pornostar. Per quanto riguarda The Scribbler, il ruolo di Bunny l’ho voluto io. Originariamente, mi avevano offerto un altro ruolo, quello della ragazza che va in giro sempre nuda per tutto il film, ma non me la sono sentita e quindi ho chiesto se potevo avere la parte di Bunny, anche se si vede poco nel film. I produttori sono rimasti un po’ esterrefatti perché insistevo per avere un ruolo più marginale, ma poi mi hanno accontentata. Ho voluto interpretare quel personaggio perché, in qualche modo, lo sentivo più mio, più eccentrico e cool. E (ride) non c’è nessun riferimento alla scena hard di cui parlavi. Ecco, come attrice, per me sarebbe una bella sfida quella di trovare un personaggio in cui non ci sia traccia né della mia sessualità né del mio passato. E visto che sono una tenace, prima o poi ci riuscirò; più che altro per dimostrare di essere un’attrice versatile e in grado di interpretare ruoli sempre diversi. Devo dire che la mia recente carriera ha molto beneficiato della realtà tecnologica in cui viviamo, dove, tra social media e altre tecnologie, posso esprimere me stessa, sia nella musica che nella scrittura, senza dover far leva sul mio passato. Però è altrettanto vero che non avrei potuto diventare  quella che sono senza il mio passato e soprattutto senza il supporto dei miei pazzi e adorabili fan, sia quelli che mi seguivano dai tempi dell’hard sia quelli che hanno iniziato a seguirmi dopo Girlfriend Experience o la serie Entourage. Ecco, sappiate che vi amo e che sono arrivata qui anche grazie a voi!

Certo, e ho visto che hai moltissimi fan anche in Italia. La cosa mi stupisce abbastanza, perché se vai a chiedere in Italia – ovviamente a chi non segue il cinema porno – chi sia Jenna Jameson, nessuno sa chi sia, mentre tutti sembrano conoscere Sasha Grey. Ti dirò, il primo a parlarmi di te fu un mio amico che lavora in un negozio di dischi e mi raccontò che aveva letto una tua intervista, in cui parlavi del tuo amore per un certo tipo di musica tutt’altro che mainstream, di politica e molte altre cose. Ho fatto le mie ricerche e la cosa che più mi ha incuriosito è stata la tua intervista durante il celebre servizio fotografico con Richard Kern, in cui facevi una precisa distinzione tra (in originale) “film and movies”. Ci puoi ripetere questa tua distinzione e dirci se sei sempre della stessa idea?

Dovrei rivedere quell’intervista, perché non ricordo cosa dissi esattamente. Però quando si parla di cinema, sono una persona molto nostalgica che considera il cinema come una forma d’arte, mentre i movies per me sono semplice una forma di escapismo, a volte molto curati sotto il profilo estetico e a volte no. Per farti qualche esempio, quando ero una bambina, i miei film preferiti erano Willy Wonka, Il mago di Oz e Edward mani di forbice, perché erano bellissimi da vedere e mi permettevano di fuggire dalla realtà. Poi a 12 anni vidi Farenheit 451 di Truffaut, che mi colpì da morire e mi fece capire cos’era veramente il cinema. Quelli che io chiamo movies sono vedibili ovunque, anche grazie alla globalizzazione e alla fruizione digitale, ma i film sono sempre più rari ed è uno dei motivi per cui adoro andare ai Festival di cinema. Come qui a Trieste, dove, anche se non riesco a vedere la maggior parte dei film, incontro chi li ha realizzati e scopro tutta una serie di film di cui non si parla su Internet.

E siamo arrivati all’ultima domanda, che ti preannuncio sarà un po’ a trabocchetto. Facciamo l’ipotesi che un certo regista danese chiamato Lars Von Trier (sbotta a ridere), ti cerchi per un ipotetico sequel di Nymphomaniac e ti proponga una parte in cui dovrai esibirti in scene di sesso non simulato. Cosa gli risponderesti?

(continua a ridere)… Oddio, lo sai che ci ho pensato spesso? Insomma, se questo signor Lars Von Trier (ridacchia) mi offrisse un ruolo per Nymphomaniac 2… Non lo so, veramente non lo so. Cioè, ora come ora probabilmente direi di no, ma adoro Lars Von Trier, che è un folle e un genio, come folli devono essere i suoi produttori che gli consentono di fare cose uniche e totalmente fuori dagli schemi. Ci ho pensato tante volte, anche solo come fantasia, e mi sono chiesta “che potrei dire a un regista che ammiro moltissimo, se mi chiedesse una cosa del genere”? Credo che al momento direi di no, perché lo sentirei come un passo indietro rispetto alla carriera che mi sono prefissata. O meglio, più che arricchirmi, mi farebbe sentire un po’ limitata o ghettizzata. E di proposte del genere ne ho ricevute diverse, anche da registi che stimo, ma finora ho sempre rifiutato. E il mio istinto mi dice che ho fatto bene a dire di no. Io spero che Lars Von Trier continui a fare film bellissimi e che molti seguano il suo esempio, affrontando con coraggio il tema della sessualità, ma come attrice preferirei evitare questi ruoli, almeno per ora. Certo, con uno come Lars Von Trier sarebbe un no molto sofferto.

Ok, caro Lars Von Trier, come purtroppo hai appena sentito, non puoi contare su Sasha per il tuo prossimo film.

(ridendo)… Potrebbe offrirmi un ruolo diverso?

Certo, come no? Gli diremo che sei pronta a interpretare una suora.

Ecco, mi sono inguaiata da sola (ride). Magari domani sui giornali scriveranno “Sasha Grey ha mandato a cagare Lars Von Trier”.