Il lato sleazy del Genio

Nella vita come al cinema, Hitch era capace di tutto
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«Se lo sguardo potesse generare ed uccidere, le strade sarebbero piene di cadaveri e di donne incinte»

(Stendhal)

«Il treno che entra nel tunnel dopo la scena d’amore tra Cary Grant ed Eva Marie Saint, è un simbolo fallico, ma non bisogna dirlo a nessuno»

(Alfred Hitchcock)

 PRIME VEDUTE SULL’ABISSO

Nella gabbia marmorea del Saint Ignatius College, retto dai Gesuiti col Messale in una mano e la Sferza nell’altra, il paffuto Alfred Joseph Hitchcock, era il più silente degli studenti, con i suoi 11 anni di marzapane e lo sguardo svagato che sembrava penetrarti, puntando la parete di fronte. Un “morticino”, ma guardingo, vigile, e con una spiccata propensione per gli scherzi macabri, per le fughe sibilanti come lama di rasoio dal giogo di piombo della severissima educazione cattolica. Na sa qualcosa il piccolo Goold, compagno del rotondetto Alfie, che un bel giorno, nell’intervallo fra una lezione e l’altra, si trovò schiacciato fra il muto Alfie e un suo compagno di classe; Goold venne condotto – obtorto collo – nello scantinato della scuola, ed Alfie lo legò, mani e piedi. Gli vennero strappati i pantaloncini ed Alfie si mise a trafficare alle spalle del terrorizzato Goold. Poi ci fu tutta una deflagrazione di tenebra: nella mente, pronta allo svenimento, del povero Goold, il ragazzino si convinse di essere davanti a un plotone d’esecuzione che lo stava falcidiando a colpi di baionetta…No, erano dei petardi, che Alfie gli aveva attaccato alle mutande…

Ecco di cosa era capace il nostro roseo Alfie; un bimbone dall’andamento molle, che, a differenza dei coetanei, impegnati a sudare e a tonificarsi i muscoli in palestra, andava a svagarsi al Black Museum, sorta di sotterraneo degli Orrori alla Barbablù gestito da Scotland Yard, sognando magari di accarezzare il rasoio di Jack lo Squartatore… Il compunto Mostro Gentile, celebre per i suoi modi affabili, e che noi affettuosamente chiamiamo l’Orco con la Pappagorgia, nasce da qui, da questo Perverso Polimorfo, cresciuto all’ombra del Crocifisso («Datemi un bambino e ne farò un Gesuita», sussurra il Barone di Laubardemont in I Diavoli di Ken Russell) ove era solito nascondersi, tutto tremante, a leggere gli arabeschi del suo primo mito adolescenziale: Edgar Allan Poe. Un Mostro Gentile, famelico e asessuato, ma già con la mente popolata di fantasmi. Ectoplasmi da obitorio criminale, da lugubre carrozzone teratologico: per l’arsenale sadico da harem spettrale, c’è ancora tempo. Ma non molto. Il Vaso di Pandora comincia di già a scricchiolare, però resterà ben serrato, come un vasetto di marmellata di utero della Cianciulli, per poi rischiare di esplodere, varie volte, prima che il Tristo Mietitore si porti via il Nostro adorato adorato Orco con la Pappagorgia, sulle note da Circo Metafisico di Charles Gounod.

L’ALGIDA DAMA E IL PRIMO SCRICCHIOLIO

1963: la piccola Melanie Griffith (5 anni) sa che la mamma Tippi Hedren ha fatto un film con un signore enorme che la terrorizza. Sembra che ora ne stia per fare un altro, ma più di una volta la piccola Melanie vede la propria madre tornare a casa con le lacrime agli occhi. Il giorno del suo compleanno, la bambina riceve per posta un regalo, tutto bello infiocchettato, spedito direttamente da quel signore che tanto la spaventa. Melanie, titubante, rompe i nastri e quella bella carta croccante per trovarvi – sorpresa! – una bambola. Un balocco molto strano, a onor del vero: ha fattezze della sua mamma, persino il bel tailleur verde che mamma Tippi indossava sul set di Gli uccelli… Peccato solo che quell’innocuo giocattolo fosse adagiato all’interno di una piccola bara foderata di raso viola…

Hitchcock, si sa, ha sempre avuto una passione per le proprie attrici, costantemente scelte, al pari di un catalogo mozartiano, fra irraggiungibili venustà dal fascino di ghiaccio: passione-ossessione, accettata (?) dalla inseparabile moglie Alma con ambigua rassegnazione (del resto, se si sposa un Mostro Gentile, una curiosa propensione per il Bizzarro pure tu ce la devi avere…). Ma nel caso di Tippi Hedren, lo sghiribizzo di un mattino si fa letale pendolo insanguinato, à la Poe – non dimentichiamolo – sua prima guida nel “Maelstrom” dell’Es. E il corteggiamento insistito si fa corpus delicti, paranoia ossessiva ai limiti del criminale: lo dimostrano la fine della carriera di Tippi Hedren, dopo la realizzazione del soffertissimo Marnie (1964) e le parcelle dello psicanalista della povera Melanie Griffith…

SPOSTAMENTI PROGRESSIVI DEL (DIS)PIACERE

Nel 1972 il surrealista Luis Buñuel torna a Los Angeles per ricevere l’Oscar come miglior film straniero grazie all’immortale Il fascino discreto della borghesia: con sua grande sorpresa, il regista George Cukor gli organizza nella sua stupenda villa un sontuoso pranzo di benvenuto, ove, in pratica si riunisce la Storia di Hollywood per omaggiare l’ispanico, sulfureo, Maestro: da John Ford a Billy Wilder, da William Wyler a Robert Mulligan: Buñuel si trova, al desco, Sir Alfred Hitchcock. Non mangia nulla, è in una fase di dieta rigorosissima, non fa che protendersi verso Don Luis come una balia protettiva continuando a parlare di «quella calza nera», della gamba fasciata della Deneuve in Tristana… Peccato che quella gamba, sogno erotico dell’Orco con la Pappagorgia, fosse un ligneo arto, crudele consegueza di un’amputazione…

Ormai i Demoni trattenuti dal Vaso di Pandora scorrazzano liberi e selvaggi; già nel 1967 Sir Alfred si era lasciato tentare dal caso di Neville Heath, un serial killer inglese che agì durante la Seconda Guerra Mondiale, scrivendo la sceneggiatura di Kaleidoscope Frenzy (assieme all’amico di vecchia data Benn Levy – il papà di Blackmail – Ricatto, 1929 – dopo il rifiuto di Robert “Psycho” Bloch). Il film si concentrava sull’ars necandi di un culturista impotente e necrofilo, che trova un fallace godimento solo nello strangolare fanciulle. Hitchcock fece leggere la sceneggiatura all’amico/allievo François Truffaut che, pur apprezzandola, ne rimase sconvolto per la crudezza di certe scene e per l’uso insisito, quasi soffocante, del nudo.

Nature morte di carne. Nonostante le promesse dell’Orco con la Pappagorgia di restare nei lieti campi del “low budget”, la Universal non ne volle sapere e il film non si fece: restano però diversi provini, sia per le location, che per le virginali bellezze da scannare. E viene il sospetto che se la Major avesse acconsentito a finanziare questo progetto, Sir Alfred, avrebbe, già nel ’67, teorizzato lo “slasher” nella sua accezione più “fisica”, atrocemente fisica. Echi di questo lurido progetto, comunque, segnano il successivo Frenzy (1972), film testamentario, girato nella natia Londra, città di cui il nostro – per le sue solitarie peregrinazioni adolescenziali – conosceva i più oscuri recessi. Ma lasciamo la parola a Donald Spoto, autore del fondamentale Il lato oscuro del genio (Lindau): «La scena dello stupro-strangolamento di Frenzy, brillantemente concepita come una serie di bruschi stacchi, rappresenta un capolavoro di virtuosità tecnica. Ma, per quanto non si possa parlare letteralmente di pornografia (si vedono solo un seno scoperto e un pezzetto di coscia), è anche ripugnante, specialmente nella prolungata rabbia dell’assassino impotente che cerca di stuprare la vittima.

Le persone più vicine a Hitchcock gli dissero che si stava spingendo un po’ troppo in là… “Dopo tutta la faccenda della frenesia impotente dell’assassino e i primi piani rivoltanti dello strangolamento con la cravatta – raccontò Anthony Shaffer (lo sceneggiatore del film, ndr) – Hitchcock voleva inserire il primo piano della lingua della donna morta con la bava che colava. Ma alla fine cedette alle pressioni e la scena fu tagliata». Prove generali di sensuali Apocalissi, inconfutabile vessillo del Trionfo dell’Armata delle Ombre  sull’imperscrutabile Sir Alfred, implacabile Sfinge di celluloide.