Il finale mai visto di Shining

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Ucronia, allostoria o fantastoria. Cosa sarebbe successo se… Scriviamo questa nota stimolati dal rimando di un nostro lettore della pagina facebook, il quale ci linka una notizia che non è recente né inedita, ma sulla quale cogliamo l’occasione per tornare, poiché non è detto che sia nota a tutti. Il tema è Shining di Stanley Kubrick e più specificamente il finale che il regista aveva girato e montato nella prima versione del film, ma che venne in seguito eliminato. Dal 2013, il sito consacrato a Shining, The Overlook Hotel, aveva pubblicato alcune pagine dello script originale e alcune fotografie che documentavano pragmaticamente che cosa doveva succedere e che cosa di fatto succedeva a Wendy e Danny Torrance una volta scampati all’incubo bianco. Kubrick ce li presentava in un ospedale, mentre ricevevano la visita del proprietario dell’Overlock Hotel, Ullman, il quale riferiva loro i risultati delle indagini della polizia e li rassicurava che niente di sovrannaturale poteva riferirsi agli avvenimenti di cui erano stati protagonisti. Però, Ulman regalava a Danny una palla da tennis gialla, lasciando così intendere che l’uomo, in realtà, sapesse…

La scena, della durata di un paio di minuti, esisteva come abbiamo detto nella primissima edizione approntata da Kubrick – tanto è vero che negli end credits sono rimati i nomi di due attori che comparivano in questo epilogo ospedaliero e che interpretavano un’infermiera e un poliziotto. Per portare la discussione a cose che ci sono molto note, esattamente quanto accade in Zombi 3 di Lucio Fulci nei cui titoli di coda è accreditato Alan Collins alias Luciano Pigozzi nel ruolo del “custode della centrale” che nel film effettivamente montato è scomparso. Molti si staranno domandando cosa c’entra Zombi 3 con Shining: la risposta, ovvia, è che Zombi 3 c’entra sempre e comunque. Le motivazioni che spinsero Kubrick a cassare questa coda avrebbero a che fare con il fatto che esse spezzavano in qualche maniera un climax che si era venuto a creare nella narrazione. Tradotto in termini più banali, significano forse una mezza resa ad un finale consolatorio e ansiolitico che il regista non gradiva. Però l’aveva girato, quel finale. E Kubrick non girava a casaccio. L’aiuto regista di Shining, Diane Johnson, spiegava che forte era l’affetto che Kubrick provava per quei due personaggi e teneva a far sapere al pubblico che, a giochi infernali terminati, stavano bene.

Venendo al punto saliente e dolente: ma questo pezzo di film sopravviverà da qualche parte? Gli step attraverso i quali si passò quando Kubrick decise di togliere il primo finale, prevedevano che dei collaboratori del regista si recassero dall’Inghilterra in America armati di forbici per rimuoverlo da tutte le copie che erano state distribuite tra Los Angeles e New York. E così fu. Quando fece Shining Kubrick era già Kubrick e risulta poco verosimile che un taglio d’autore potesse andare perduto o cestinato. Non stiamo parlando, ahinoi, di Maldoror di Alberto Cavallone. Questo lacerto di un classico, presto o tardi, sicuramente risbucherà fuori. Per tornare al principio: cosa sarebbe successo se questo finale fosse rimasto? La percezione di Shining, dato un simile sbocco, sarebbe mutata negli spettatori? Tutto quello che è accaduto tra quelle nevi silenziose e immote perderebbe i connotati allucinanti che la fine poi scelta nel cut definitivo evoca?