I paranoidi in prima mondiale

Il corto con Fabio Testi e Enzo G. Castellari su youtube

Debutta oggi, 20 dicembre, alle ore 20, su youtube il cortometraggio di Matteo Mercanti e Camillo Brena con protagonisti Fabio Testi ed Enzo G. Castellari, del quale vi avevamo parlato sulla rivista e qui sul sito: I Paranoidi. Si tratta di un piccolo film girato a Verona in cui Fabio Testi danza sul sottile discrimine tra la lucidità e la follia, trasformandosi in barbiere e servendo tra gli avventori del locale in cui esercita Enzo G. Castellari. Abbiamo chiesto a uno dei due registi, Matteo Mercanti, di ripercorrere la genesi di questo curiosissimo e riuscito corto, che finora è stato assaggiato dal grande pubblico solo grazie al trailer. «Sono sempre stato appassionato di cinema. Per anni ho gestito una videoteca, ho seguito dei corsi e mi prefiggevo di arrivare, presto o tardi a girare qualcosa. Indipendentemente dall’età, puntavo a fare qualcosa. Anche se non mi ritenevo e non mi ritengo un professionista, quanto piuttosto un appassionato». I paranoidi, però, non denuncia nulla che sia meno che professionale, si può obiettare a Mercanti: «Certo, perchè se uno, per dire, è da una vita che gioca a tennis, senza essere un giocatore di professione, alla fine è comunque capace di fare delle belle partire. Io di base faccio l’agente immobiliare, questo è il mio lavoro. Ma ho scritto un libro, ho cominciato a fare un po’ di sceneggiature e man mano mi sono avvicinato, diciamo così, all’obiettivo». Il libro che ha scritto, mi dice, è un romanzo, ambientato durante la stagione estiva nell’arena di Verona  e restituisce il modo in cui una comparsa vede il mondo che la circonda, il backstage di un’opera lirica. Il romanzo diventò una sceneggiatura e sarebbe diventato anche qualcosa di più se il diavolo non ci avesse messo la coda: «Avevo avuto modo di conoscere, casualmente, pensa, un giorno per strada a Verona, il regista di Letters to JulietGary Winick. Lo aiuto qualche giorno sul set, come traduttore. Usciamo, diventiamo amici, gli racconto della mia sceneggiatura sulla lirica. Per fartela breve, quando lui ritorna in America, mi dice che ha letto il copione, che gli è piaciuto e ha trovato dei probabili invenstitori interessati. Di tenermi pronto che a breve mi avrebbe chiamato. Come toccare il cielo con un dito. Solo che, passano i giorni, le settimane e non sento più nessuno. Dopo un paio di mesi, attraverso un suo amico, vengo a sapere che Gary è morto, improvvisamente. Quindi, addio progetto americano…».

Un bel colpo, ma Mercanti non demorde. Anzi… «”Qualcosa lo avranno pure visto di buono in questo copione e quindi, di riflesso, in me”, pensai. Solo che in questo ambiente devi insistere e devi soprattutto far vedere quello che sei capace di fare. Non bastano le sceneggiature, i copioni, anche se scritti benissimo. Devi fargli vedere che cosa sei capace di fare. Devono vederlo. E così, ho cominciato a pensare a questo corto, I paranoidi, che potesse servirvi come biglietto da visita, come entratura. All’inizio, l’idea era un po’ differente. Non c’era Fabio Testi come protagonista. Io avevo pensato a Enzo Castellari. Ma è stato poi Enzo a suggerirmi di prendere Fabio: “Vivi a Verona e non chiami Fabio?”. Castellari ha spinto perché prendessi Fabio, mi ha dato il suo numero. E così ho fatto. Una volta entrato Testi nel progetto, si può dire che la storia l’ho per buona parte riscritta, adattandola a lui, quasi mentre giravamo». Castellari faceva sentire la sua presenza registica, dava suggerimenti, pensava a voce alta: “E se adesso gli facessimo titare fuori o coltello o una pistola, a Fabio, con cui ammazza qualcuno”: «Io gli dicevo che magari l’avremmo fatto in un’altra circostanza, che qui, nei Paranoidi volevo raccontare un’altra storia e lui, Enzo, a volte quasi si risentiva che non gli dessimo retta (ride)». Arriviamo così al punto fondamentale, a che cosa Matteo Mercanti e il coautore Camillo Brena volevano che riportasse I paranoidi, alla sua “morale”: «Beh, è molto semplice, siamo partiti dalla frase: “Non tutto è ciò che sembra!” pèer sviluppare una storia dove ci sono continui ribaltamenti di prospettiva, dove le cose sono per un attimo in un modo e nell’attimo successivo sono già cambiate. Ci stimolava raccontare una storia di questo genere in uno spazio ristretto, un negozio di barbiere, 12 metri quiadri scarsi, in cui la realtà e la fantasia si ribaltano di continuo l’una nell’altra, attraverso gli occhi del personaggio di Fabio che è uno schizofrenico. Un modo per esprimere il concetto che viviamo in un mondo dove la follia ci sta accanto ma non deve assumere necessariamente le connotazioni violente e sanguinarie… appunto, come voleva Enzo, che accadesse qualcosa di violento e di sanguinario. Per noi era interessante la coabitazione con la follia, ma una coabitazione silenziosa, integrata e quasi armonica…».

La manovra più interessante di questo corto si attua nella parte conclusiva, quando il personaggio che Fabio Testi interpreta, diventa Fabio Testi stesso, e il suo passato di attore si mescola con le altre fantasie che abbiamo visto dominare il “barbiere”, a cominciare dall’ossessione per la donna vestita di rosso (Marija Veljic) che ha catturato la sua fantasia: «Sì, era proprio questo, giocare con fantasie e ricordi che diventano le fantasie e i ricordi di Fabio attore, frammenti del suo vissuto, schegge della sua storia. Siamo scivolati dentro questa parte finale perchè c’era Fabio: la sua presenza è stata la chiave per risolvere il racconto come poi è avvenuto. Fabio avrebbe voluto, per esempio, spingere le scene con Maria ancora più in là, perché la sua carica virile è ancora molto, molto potente. C’era la sua verità di uomo, quindi, nel personaggio che ha interpretato. Io e Camillo siamo rimasti stupiti da questa specie di transfert. Fabio è un grandissimo attore ed è ancora un divo, una star. Mi è capitato di vedere ragazzine adoranti chiedergli un autografo: non parlo di donne di 50 anni, ma di giovanissime. Questo dice bene quanto ancora la sua forza magnetica, chiamalo se vuoi il suo sex appeal sia forte. Nei Paranoidi non si è mai rispramiato un attimo. Alcune scene lo hanno portato a una stanchezza fisica, a uno sfinimento per quanto le ha vissute in maniera profonda».

Se come racconta Mercanti, Fabio Testi si è davvero lasciato andare nei Paranoidi, tirando fuori delle parti nascoste di sé, gli spettatori lo potranno finalmente giudicare e apprezzare da oggi alle 20, quando il cortometraggio di 31′ – che conta anche sulla colonna sonora di Gianluca Misiti – sarà disponibile integralmente alla visione sul canale youtube I paranoidi.