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Sorbole che romagnola!

Il nostro giudizio:

Dicono sia meglio essere in peccato di una pecora che di un agnello.
Quindi, se fescennino ha da essere, che fescennino sia, non nelle forme ancora troppo composte e persino castigate di un Laurenti, di un Tarantini o di un Carnimeo, ma più giù, nei visceri profondi della commedia erotica “provinciale” che trova in Alfredo Rizzo il proprio artefice massimo.

Secondo capitolo di un dittico cominciato l’anno precedente con La Bolognese, Sorbole che romagnola! (1976) fa leva sulle fresche grazie di Maria Rosaria Riuzzi (stellina che usò qualche volta anche Massaccesi con lo pseudo Mary Kristal) e su uno stuolo di caratteristi (da Mario Pisu a Luciano Pigozzi a Ria De Simone) per raccontare lo scompiglio che l’arrivo di una vivace guida turistica romagnola porta nella quiete di un paesino del nord Italia. Un cinema assolutamente naïf, che del minimalismo e della trivialità riesce a fare qualcosa di molto simile alla poesia. Certo, per apprezzarlo bisogna essere su certe lunghezze d’onda, che non a tutti sono possibili. Il disco della Prism unisce un prezzo popolarissimo a una qualità video più che discreta. Passa alla storia per essere il film dell?esordio di Massimo Ciavarro (DP)