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99 Donne

BLU RAY 3 DISC (2-BD + CD) Limited edition (disponibile anche in edizione standard (1-BD+1-DVD+CD)

Il nostro giudizio:

Aspettavamo questa edizione blu ray del must di Jess Franco con trepidante apprensione. L’attesa è finita ma, ahinoi, Blue Underground non ci consegna l’agognata edizione “definitiva” di 99 Women, limitandosi piuttosto a fornirci un discreto upgrade del vecchio dvd pubblicato dalla label nel 2005. Scrivo “discreto”, invece di “ottimo”, per un limite che riguarda il nuovo trasferimento 4K e che tra qualche riga approfondirò, ma prima credo sia necessario fare il punto della situazione e ribadire, una volte per tutte, un dato di fatto ormai conclamato e confermato che, però, BU continua tranquillamente (imperdonabilmente) a trascurare. Bill Lustig e il suo team si ostinano a presentare la più lunga versione americana di 99 Donne come se fosse, davvero, una director’s cut. Eppure dovrebbero saperlo anche loro, ormai, che la ricostruzione proposta pur non presentando censure nelle scene erotiche (e quindi legittimamente descritta come unrated) resta comunque una ricostruzione parziale e inesatta, che non tiene in considerazione molte varianti – anche importanti – emerse dal confronto di tutte le versioni disponibili del film (e teniamo presente che la versione davvero più lunga, quella italiana, non è ancora disponibile), e quindi non concretamente coincidente con una fantomatica versione voluta dal regista.

Parliamo di una coproduzione che ha riguardato diversi paesi: Inghilterra, Germania, Spagna, Italia. Ogni Paese ha creato e veicolato la “propria” versione del film, “altra” rispetto alla matrice di Franco che sta alla base di tutte le manipolazioni compiute dalle produzioni, quindi se davvero si volesse cercare di ricostruire un montaggio più o meno fedele alle intenzioni del regista, bisognerebbe partire da tutte le versioni esistenti valutandone con scrupolo filologico ogni peculiarità. Tutte quante le versioni (compresa la rarissima italiana, che potrebbe rivelarsi fondamentale, come vedremo più avanti) meno una, però. E ovviamente mi sto riferendo all’orribile versione porno pubblicata da De Nesle con il titolo Les Brulantes, che Blue Underground ci propone in hd come bonus della sua nuova edizione home video. Chiedo aiuto all’indispensabile Francesco Cesari per tentare di riassumere, brevemente, l’intricata questione delle versioni di 99 Donne, e fornire al lettore almeno qualche coordinata precisa.

Cominciamo proprio da ciò che si sa del cut nostrano: La versione italiana è di 2940 metri, cioè dovrebbe durare 107’10”, stando ai documenti trovati da Alessio Di Rocco. Neppure la copia muta trovata in Germania (forse una copia di lavoro) dura così tanto. Quindi a quanto ne sappiamo questa versione, montata da Bruno Mattei, è la più lunga (F.C.). Di conseguenza, se Mattei non ha manomesso troppo il montaggio originale o alterato qualcosa (come in altre occasioni ha invece fatto), questa versione – mai pubblicata in vhs e/o dvd – potrebbe sì essere davvero coincidente con la director’s cut e fare luce su molti aspetti del film… La notizia importante è che recentemente il collezionista Vincenzo Munno ha trovato un positivo del cut italiano e quindi, molto probabilmente, presto potremo finalmente sciogliere se non tutti almeno i nodi più importanti della “matassa”.

Per adesso, possiamo soltanto continuare a rilevare le caratteristiche più evidenti dei cut già circolanti: in America il film uscì in versioni molto diverse, come si è detto quella proposta da Blue Underground – 90 minuti circa – non è, quindi, in assoluto la “versione americana”, men che meno una director’s cut, ma piuttosto una sorta di ricostruzione postuma che ha una discreta quantità di piccoli tagli realizzati da chi ha curato l’edizione (per esempio manca del tutto la morte di Natalie – Luciana Paluzzi – presente invece nelle versioni spagnola e tedesca e, presumibilmente, anche in quella italiana); c’è una clamorosa confusione nella parte finale del flashback di Zoe (Rosalba Neri), che mescola due scene differenti; il sogno di Maria (Maria Rohm) viene spacciato per un flashback (anche se è facile capire che si tratta di una scena onirica, tra l’altro muta e tutta ancorata alla musica di Bruno Nicolai), e di conseguenza spostato durante il dialogo con Caroll (Maria Schell). Insomma, l’unico vero vantaggio di questa versione è che contiene tutto il materiale erotico non censurato (F.C.).

C’è, poi, la versione francese, quella intitolata 99 Femmes, che ha numerosi frammenti mancanti nella versione americana e contiene il montaggio corretto del flashback di Zoe, quando la donna uccide il personaggio interpretato da Claudia Gravy (F.C.). La versione porno intitolata Les Brulantes, invece, sembra essere 99 Femmes con aggiunti i tremendi inserti hard core, nessuno dei quali però può essere stato girato da Franco (ed è proprio per evitare manomissioni così eclatanti che in seguito il regista deciderà di girare lui stesso gli inserti per De Nesle, considerandolo il male minore). Alla fine della pellicola, però, troviamo la parola italiana “fine” anziché quella francese “fin”, e una traccia musicale diversa che si ascolta anche nella versione spagnola. L’ultima scena non può dunque che provenire dalla versione italiana, mentre la musica ci offre un indizio che 99 Donne sia stato montato su materiale proveniente direttamente dalla Spagna, e quindi dallo stesso Franco (F.C.). Emerge chiaramente la complessità filologica che caratterizza questo film e le sue versioni, e credo sia altrettanto evidente che parlare di director’s cut, in relazione alla versione pubblicata da Blue Underground, sia decisamente improprio e mistificante.

Premesso ciò, nell’attesa di riuscire a verificare il montaggio italiano e chiudere definitivamente la questione, il cut BU resta il mezzo migliore che abbiamo a disposizione (o comunque il più facile da reperire) per farci un’idea di questo grande film di Jess Franco, giustamente considerato il capostipite imprescindibile del filone wip (anche se non è certamente il primo film che mette in scena l’universo concentrazionario delle “donne in prigione”) perché formula e stabilisce inequivocabilmente tutte quelle caratteristiche topiche che in seguito ritroveremo e ameremo puntualmente in ogni film del genere. Grande attesa, quindi, per questa edizione speciale americana annunciata la scorsa estate e finalmente uscita ma, come anticipavo all’inizio, non tutte le ciambelle escono con il buco… e nel nostro caso la magagna si chiama Digital-Noise-Reduction (DNR).

Purtroppo già da qualche tempo Blue Underground inquina i magnifici trasferimenti che realizza usando questo filtro che, se da un lato probabilmente risolve alcuni problemi dei materiali a monte, dall’altro lato compromette – a volte in maniera eclatante e irrimediabile, altre volte meno – la definizione generale e soprattutto la struttura della grana filmica. Lo abbiamo già visto, restando in area Jess, nei blu-ray BU di Eugenie e The Girl from Rio. La domanda nasce spontanea: che senso ha fare uno scan 4K del negativo, se poi lo mistifichi con l’uso del DNR, sminuendone il potenziale? Questa edizione limited 3 dischi poteva davvero farci esultare, e invece ci ritroviamo contenti ma con un po’ di amaro in bocca.

Il master HD proposto nel corretto 1.66:1 ha una buona resa, assolutamente superiore a quella del master sd usato nel vecchio dvd, con una colorimetria finalmente più esatta e l’immagine robusta e dettagliata quanto basta per ricordarci che stiamo guardando un blu-ray. Tuttavia, l’uso del DNR leviga alcuni momenti del film, e anche se non si verificano spiacevoli “effetti cera” e il quadro mantiene comunque un look abbastanza naturale, la grana fine del girato a volte tende a sparire quasi completamente e la definizione generale subisce sporadicamente qualche calo, e questo è un vero peccato, perché anche se è vero che il girato del film è morbido di suo, e altrettanto vero che il filtro sottolinea e marca questo aspetto. Si dirà, come sempre si dice, che il filtro è stato usato solo quando era indispensabile usarlo… per chi scrive, invece, l’uso del DNR andrebbe abolito a priori: è sempre meglio un master problematico per ragioni che stanno a monte, e quindi comunque fedele, piuttosto che un master “migliorato” in questo modo.

Mentre l’edizione standard è composta da un blu-ray, un dvd clone e il bellissimo cd con la colonna sonora originale di Bruno Nicolai, l’edizione limitata uscita in 2000 copie, oggetto di questa recensione, ci offre al posto del dvd clone un secondo blu-ray con la versione porno francese, Les Brulantes, anche questa trasferita in 4K e poi downscalata per il bd, con caratteristiche simili all’altro master. Di questa versione potremmo fare tranquillamente a meno, considerando l’infima qualità degli inserti hard core che la deturpano, ma per le ragioni scritte sopra anche qui possiamo trovare qualche spunto interessante di riflessione e soprattutto un’ulteriore testimonianza del modo brutale con cui produttori e distributori scellerati stupravano i film di Jess Franco.

Sul versante audio abbiamo il DTS HD Mono Inglese per la versione principale, con sottotitoli inglesi (per non udenti), spagnoli e francesi; e il DTS HD Mono Francese per la versione porno, con sottotitoli inglesi. Entrambe le tracce sono pulite e garantiscono un ascolto piacevole. Il comparto extra ricicla tutti i materiali già contenuti nella vecchia edizione dvd, quindi ritroviamo la bella intervista realizzata da David Gregory (Jess’ Women), scene tagliate e alternative (una variante estesa del sogno di Maria, una versione alternativa del flashback di Zoe, il finale alternativo della versione spagnola), il trailer cinematografico e la galleria fotografica. Troviamo però anche una nuova featurette: Jess, Harry & 99 Women, un’intervista a Stephen Thrower, autore del libro Murderous Passions: The Delirious Cinema of Jesus Franco, da cui sono tratte le 20 pagine del booklet che, con il cd bonus dello score, correda l’edizione.

In definitiva: questa della Blue Underground è un’edizione blu-ray che certamente segna un vero upgrade rispetto alle precedenti edizioni dvd, quindi decisamente consigliabile. Tuttavia, la label dovrebbe smetterla di chiamare director’s cut la versione che propone, e soprattutto dovrebbe evitare di usare ancora il dnr nei master che realizza, perché è un vero peccato sprecare così le possibilità dei trasferimenti 4K. Ringrazio di cuore Francesco Cesari per l’aiuto prezioso che mi ha dato.