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They’re not like us vol.1 – Buchi neri per la gioventù

Autore:
Eric Stephenson & Simon Gane
Editore:
Saldapress

Il nostro giudizio

Uno dei punti di forza di un buon concept è la flessibilità, la possibilità che esso fornisce di raccontare storie diverse ma, soprattutto, di dare letture della realtà radicalmente diverse, in grado di rappresentare adeguatamente il tempo e il contesto di cui sono espressione. Eric Stephenson, uomo di punta di quell’interessante laboratorio fumettistico che risponde al nome di Image Comics, tutto questo lo sa bene e ne fa uno degli aspetti interessanti di uno dei suoi ultimi lavori: They’re not like us. Leggendo questo primo volume della serie, l’associazione di idee più immediata è quella con il franchise degli X-Men, giovani mutanti dotati di poteri straordinari da un corredo genetico differente che si riuniscono e agiscono proprio in virtù della diversità che li caratterizza. Le similitudini, tuttavia, finiscono qui.

Laddove, infatti, i mutanti di casa Marvel si fanno attivisti politici e, fatta della loro diversità una bandiera, lottano per l’integrazione, They’re not like us scollina radicalmente andando molto oltre con la lettura del reale. I protagonisti della serie non perdono un secondo a illudersi che il mondo possa anche solo lontanamente capirli e, preso atto del fatto che esso è un brutto posto, ne adottano in pieno la spietatezza e agiscono senza scrupoli, non disdegnando di sconfinare nella condotta criminale, per il proprio vantaggio personale.

I costumi da supereroe spariscono e non solo per quanto riguarda l’ambientazione. La lettura etica post punk, infatti, non è l’unico fattore di rilettura del concept: l’azione avventurosa del fumetto supereroistico fa spazio a una storia in cui la violenza di certo non manca, ma in cui la crudeltà del contesto narrativo si esprime soprattutto in maniera character driven, esplorando personaggi caratterizzati con lucidità e schiettezza, spesso più negativi dei semplici anti eroi. Un prodotto pop realizzato assimilando in pieno la lezione di rottura degli schemi tipica del fumetto indipendente, pur conservando la godibile leggibilità di un prodotto commerciale.