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The Wicked + The Divine

Autore:
Kieron Gillen, Jamie Mc Kelvie
Editore:
Bao Publishing

Il nostro giudizio

Che lo si voglia chiamare mood, atmosfera oppure fattore x, il punto nel rendere una storia unica e incisiva è creare quel tutto, superiore alla somma delle parti, che renda la narrazione inconfondibile nonostante un concetto di fondo già ampiamente sfruttato. Uno storytelling che sia in grado di generare da un’idea di partenza non originale un valore aggiunto rispetto alla produzione precedente. La collocazione delle divinità dei pantheon tradizionali in un contesto contemporaneo non è in fatti nulla di nuovo, pensiamo ad American Gods e a parte dell’universo Marvel nelle loro differenti incarnazioni, tuttavia The Wicked + The Divine, fumetto realizzato da Kieron Gillen e Jamie Mc Kelvie, vincitore di diversi Eisner Award, prende le mosse senza timore da una premessa che rischia essere ripetitiva, riuscendo a creare un prodotto forte nel momento in cui i due autori esprimono al meglio il potenziale specifico di un mezzo narrativo il cui storytelling è la fusione di segno grafico e scrittura.

La riflessione su cui poggia la narrazione è l’accostamento fra divinità e icona pop, intesa nella più ampia delle accezioni, ovvero come oggetto di adorazione, desiderio e invidia al tempo stesso, destinata a un’adorazione tanto profonda quanto effimera e transitoria nel suo essere ciclica come ciclica è la vita che porta sempre nuove folle in cerca dei propri idoli. Gli dei reincarnati di The Wicked + The Divine sono star planetarie amate e odiate da un pubblico che li venera e, al tempo stesso, li invidia visceralmente, portatori di un potere immenso, di un carisma incommensurabile e destinati a spegnersi entro pochi anni dalla loro reincarnazione, espressione di uno degli aspetti caratteristici delle popstar: live fast, die young.

Rapida e priva di tempi morti, densa pur senza essere iper densa à la Grant Morrison, la scrittura di Gillen è profondamente intrisa di contemporaneo, sia a livello tematico, per argomenti trattati sia per la caratterizzazione dei personaggi, che molto esprimono nonostante le poche pagine a disposizione, sia a livello stilistico, che mette in atto una narrazione altamente fruibile che si consuma in poco tempo. Mc Kelvie, dal canto suo, realizza alla perfezione la fusione fra testi e disegni con un segno chiaro e pulito a metà fra il patinato delle riviste di moda e il videoclip, valorizzato al meglio da una colorazione che ricorda l’impianto luci di un colossale concerto live. Veloce, forse un po’ troppo, e dirompente.