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Suiciders

Autore:
Lee Bermejo
Editore:
RW Lio

Il nostro giudizio

Suiciders, l’ultimo successo di Lee Bermejo, è la dimostrazione chiara di quanto, in un fumetto, non contino tanto i fattori dell’equazione quanto la loro disposizione, nella fattispecie quel concetto che risponde al nome di storytelling, quell’arte che fa la differenza rendendo il tutto superiore alla somma delle sue parti. Non c’è in effetti granché di originale in questo primo volume di una serie che sta consacrando un autore nell’olimpo degli artisti completi da seguire: abbiamo il futuro distopico post disastro, abbiamo la marcata segregazione fra privilegiati e svantaggiati, abbiamo il protagonista dal passato tormentato che ritorna e, soprattutto, abbiamo i brutali giochi gladiatori che intrattengono primi e ultimi alla stessa maniera. Inutile dirlo, il rischio di cliché è ben oltre il livello di guardia. Eppure…

Eppure Lee Bermejo ce la fa. Suiciders non si limita a funzionare bene. Suiciders spicca nella produzione contemporanea rivelandosi un prodotto realizzato alla grande, con una storia che cattura, personaggi con cui ci si identifica, un’ambientazione credibile e un segno grafico di rara potenza. Ad amalgamare il tutto e a valorizzarne la forza espressiva è il ritmo che Bermejo riesce a imprimere alla narrazione attraverso la costruzione della tavola: le vignette grandi, le inquadrature ad ampio respiro su cui si innestano le vignette di dimensioni inferiori creano un contrasto tra un colpo d’occhio mozzafiato e una continua variazione che mantiene il ritmo alto anche nei momenti più riflessivi, dosando la tensione senza mai farla calare troppo e valorizzando al meglio il disegno, scuro nelle atmosfere e maniacale nel dettaglio,  e complesso nella costruzione che conferisce alla narrazione profondità, concretezza e forza espressiva. Fantascienza con venature noir al fulmicotone.