Christploitation

Gesù Cristo nei film più assurdi
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La chiamano Christploitation e indica una serie di film che hanno come protagonista Gesù Cristo in contesti ben differenti rispetto alle solite ricostruzioni basate sui Vangeli. Opere e operazioni che per la natura stessa del soggetto si presentano come provocatorie, oltraggiose quando non apertamente blasfeme. Scherza coi fanti, si dice, ma lascia stare i santi. Il primissimo fu, forse, HIM, del 1974, una pellicola pornografica che immaginava la vita sessuale di Cristo in chiave gay. Regista Ed D. Louie, protagonista Gustav Von Will, un artista omosessuale conosciuto con il nick Tava, che in questa storia sviluppa un’ossessione erotica e morbosa per la vita di Cristo. Le poche note che è possibile scrivere sul film le desumiamo dalla voce di Wikipedia relativa ad HIM, del quale per lungo tempo si è messa in dubbio persino l’esistenza. Nel libro del 1979 The Golden Turkey Awards, HIM viene citato come “The Most Unerotic Concept in Pornography”. Sono state ritrovate le recensioni apparse su Screw magazine, Variety e The Village Voice, nonché un flano pubblicitario per la sua uscita Newyorkese. Quindi non è un fake, anche se a tutt’oggi non è stato possibile recuperarne una copia che sia una.

DENTRO 1Nel 2003, lanciato con la tagline “The Most Controversial Film Ever Made” appare nei circuiti underground il cortometraggio Zombie Christ di Andrew Larrison che illustra la resurrezione di Cristo come zombi affamato di carne umana. Ad affrontarlo sono Maria Maddalena e Simon Pietro. C’è chi sostiene che dietro il carattere apparentemente dissacratorio del plot, si nascondano intenzioni più serie, vicine a quel che fece Scorsese con L’ultima tentazione di Cristo. Certo è che l’idea della resurrezione dal regno dei morti ci metteva un attimo a suggerire connessioni zombesche. Un altro allucinante cortometraggio, interamente girato in piano sequenza, si intitola The Passion Of Zombie Jesus ed è stato scritto, prodotto e diretto da Ira Hunter, che presenta questi sette minuti come “A film of Biblical Blasphemy” e “The most Sacrilegious film in human history”. Cristo in Croce si libera e sbrana le tre donne ai suoi piedi. Sotto il titolo di Zombie Jesus! si conoscono due corti: il primo canadese, del 2007, diretto da certo Steve Miller; il secondo del 2014 (senza punto esclamativo nel titolo) di Carla Feldpausch Siegle. Il taglio è leggero e brillante in entrambi i casi e nel film più recente appare anche una Maria Maddalena zombificata.

Tornando invece agli anni Settanta e uscendo dalla chiave horror e da quella brillante, va ricordato J.C. di William F. McGaha: l’assunto è che se Cristo fosse tornato sulla Terra dopo 2000 anni, nel 1972 in cui si ambienta la storia, sarebbe diventato il capo di una gang di biker, neri e drogati e avrebbe lottato contro “il Sistema”. È esattamente nella linea di un simile Cristo ribelle che si pongono due film italiani Christploitation come Macrò: Giuda uccide il venerdì (1973) di Stelvio Massi e, soprattutto, Povero Cristo (1975) di Pier Carpi, dove Mino Reitano va alla ricerca del Figlio di Dio scoprendo di essere lui stesso  il Nazareno e finendo non metaforicamente sulla croce. Con Ultrachrist!, invece, del 2003, gli americani tornano a buttarla sulla farsa e sul melting-pop di riferimenti alla cultura contemporanea, immaginando che il Redentore, tornato sulla Terra dopo 2000 anni e resosi conto che i giovani non sono ricettivi alle sue parole, si affida a un genio del marketing che gli fa indossare una tutina da super-eroe e lo battezza Ultrachrist.

Imprescindibile in una rassegna sulla Christploitation è Jesus Christ Vampire Hunter che ha battute folgoranti, del tipo: «Se non mi vedi tornare in cinque minuti, chiama il Papa!». I vampiri terrorizzano una città del Canada, anche di giorno, perché hanno scoperto che la pelle delle lesbiche li può proteggere dai raggi ultravioletti. Si moltiplicano quindi i saffo-omicidi da parte dei succhiasangue per procurarsi questi scudi naturali. Gesù entra in scena dopo molti tentennamenti, battendosi contro i vampiri a colpi di arti marziali. Insieme a una formosa inviata della Chiesa e a un wrestler messicano. La filosofia dell’insieme è perfettamente sovrapponibile a quella di un film Troma e la povertà assoluta moltiplica il divertimento. Jesus Christ Vampire Hunter fu il primo lungo del regista canadese Lee Demarbre ed è rimasto il suo film migliore in una carriera esclusivamente dominata da deliri del genere.

E arriviamo così al 2012 e a Fist of Jesus, un cortometraggio di 14 minuti che gli autori, gli spagnoli Adrián Cardona e David Muñoz, hanno condiviso su youtube ottenendo un numero spropositato di visualizzazioni. Tema: e se quando Gesù fece aprire la tomba di Lazzaro per riportarlo in vita, costui non si fosse dimostrato particolarmente amichevole? Ve ne parlavamo due anni fa, anticipando che, dato il successo riscontrato dallo short, i due registi avevano provveduto a lanciare una campagna di crowdfunding per upgradare il tutto alla misura di un lungometraggio dal titolo Once Upon a Time in Jerusalem.  Il film racconterà – la sua realizzazione è pressoché certa – “le avventure di Gesù e di Giuda in un mondo pieno di zombi, demoni, punk post-atomici, mutanti, cowboy, legioni romane, mostri, creature mitologiche e tecnologia Steampunk, in stile degli anni Ottanta”. Più nel dettaglio, Once Upon a Time in Jerusalem, che ambisce a essere un mix tra il western leoniano da cui ruba il titolo, le atmosfere di Mad Max e lo spirito dei Monty Pithon, prende il via da un pellegrinaggio di Gesù e Giuda presso l’oracolo di Delfi, dove la Sibilla profetizza loro un lungo e pericoloso viaggio, per compiere il quale dovranno venire reclutati come scorta dodici spietati mercenari…