Carezzando Brigitte Petronio

Eterna lolita del cinema italiano. Eterna malattia, lei ci prende e lei ci dà…
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L’eterna ragazzina del cinema bis italiano messa a nudo. Eterna malattia, lei ci prende e lei ci dà; è come la marea che nessuno ferma mai; il tempo dell’amore batte forte se c’è lei; eterna malattia, lei è la voglia che ci assale… Di taluni argomenti va scritto senza starci a pensare, senza calcolo, senza premeditazione. Occorre andare a braccio, lasciandosi trasportare e persino rapire dal flusso caldo del pensiero e quindi del verbo, dall’onda empatica. D’altronde, come si fa a scrivere con calcolo di Brigitte Petronio? Un pezzo sulla Petronio non lo si struttura come se si dovesse far conoscere agli ignari chi è, chi non è e che cosa ha fatto. Uno legge della Petronio se già sa chi è la Petronio. Se non la conosce si fermi, che tanto non apprenderà niente su di lei che gli possa tornare utile nella vita. Così ho detto.
Di Brigida Maria Anna (o Marianna) Petronio facemmo all’epoca (quindici anni fa) un riassunto nella scheda a lei dedicata nella prima parte del nostro libro 99 Donne. Che se non fosse per un non sequitur matematico, resterebbe un riassunto ancora valido. Una che debutta nel cinema a sedici anni con un film girato nel 1975 (uscito all’inizio del 1976), non può essere nata nel 1950. Deve essere nata, come difatti è nata Brigida, alla fine degli anni Cinquanta, per l’esattezza nel settembre del 1958, a Milano. Poiché il dato anagrafico è certo, vorrà dire che Ragazzo di borgata di Giulio Paradisi, la Petronio l’ha girato a diciassette o non a sedici anni. Cambia poco, niente. Perché per il fenotipo incarnato da Brigida, diciassette anni è come se fossero quattordici e diciotto quindici. La prima cosa con cui ci si scontra avendo a che fare con lei, l’età, è una sorta di presagio o di mappa di quello che contraddistinguerà l’intera vita artistica di questa creatura, glorificata e nello stesso tempo imprigionata dalla parte della “lolita”. Un inciso: la nostra Petronio non c’entra niente con Brigitte Petry, anche se dalla scheda Anica di Il buono, il brutto, il cretino sembrerebbe il contrario: Brigitt Petry era una promettente cantantina tedesca che somigliava a Shelley Winters giovane e che lavorò con Ciccio e Franco quella sola volta. Morì poi presto a 28 anni, in un incidente d’auto, nel 1971.

Le opere. Una filmografia plausibile della Petronio conta altri dodici film per il cinema, dopo Ragazzo di borgata, disseminati tra il 1977 e il 1981: Maschio latino cercasi, Il cinico l’infame, il violento, La bella e la bestia, La compagna di banco, Emanuelle: perché violenza alle donne, La liceale nella classe dei ripetenti, Dove vai in vacanza?, Il pornoshop della settima strada, Le rose di Danzica, La città delle donne, La casa sperduta nel parco e La settimana al mare. Bene o male, titoli conclamati. Meno lo sono quelli dei lavori per la televisione; a oggi ne abbiamo identificati tre: il film d’esordio alla regia di Biagio Proietti, Storia senza parole, di nome e di fatto: mistero italiano in piena regola raccontato solo con immagini e musica, senza dialoghi. L’anno è il 1978, ma fu poi trasmesso nel 1981. Aeroporto internazionale del 1984 lo si conosceva. Ora zero e dintorni era invece una serie di telefilm genere survival ambientati in un mondo post-catastrofe nucleare, andati in onda nel 1980 sul canale Quinta Rete. Tredici episodi di circa un quarto d’ora l’uno, scritti e diretti da Andrea Ferrari e Lucio Gaudino. Un paio si trovano anche su YouTube e consentono di apprezzare la Petronio bene in luce e in versione più bionda del solito. O forse è solo il video vetusto che slava e schiarisce il fulvo particolarissimo dei suoi capelli…

I giorni. “Brigitte ha studiato lingue a Roma e nei momenti liberi segue un corso di danza classica, ma non ha abbandonato il vecchio lavoro di modella fotografica pubblicitaria”. Questo è quanto sunteggiano le didascalie a un suo servizio di nudo, firmato da Angelo Frontoni, su Playboy nel gennaio 1979. Il titolo è B3, perché L’aquila bifronte di Bevilacqua, poi divenuto Le rose di Danzica, viene computato come terza pellicola di Brigitte dopo Paradisi e dopo Proietti. Anche se lei, lì in mezzo, aveva già girato l’impossibile e aveva ipotecato la propria elevazione agli altari del bis. Venendo venduta come schiava a un industriale perverso nel film di Narzisi, vestendo i panni della prostituta in quello di Lenzi, indulgendo a una lenta masturbazione con il bracciolo di una sedia in quello di Russo, spogliandosi accanto alla Carati in quello di Laurenti e facendo dolcemente l’amore con Laura Gemser in quello di Joe D’Amato. Per non parlare di quello che avrebbe fatto dopo: specie il secondo Massaccesi, Il pornoshop della settima strada, che da un tavolo di bigliardo – seduta sul quale stuzzica, mutandine candide tra le gambe lievemente divaricate, la libidine di Ernesto Colli – la spara con la potenza di un proiettile nel nostro sistema ormonale ed endocrino. Massaccesi croce e delizia: Brigitte e altri attori gli intentarono un’azione legale scoprendo che il film era stato manipolato in chiave hard. Troppo tardi. Ormai l’immaginario collettivo era stato segnato. Per moltissimi, Brigitte sarà Brigitte anche per La casa sperduta nel parco di Ruggero Deodato: il suo corpo magro, forte e completamente nudo, sotto la carezza del rasoio di David Hess. Gliela buttiamo lì, al nostro caro Mr Cannibal se mai gli venisse per il capo di girare sequel della Casa sperduta: perché non richiama anche Brigitte? Tanto trovarla è facile: oggi fa la home economist, un mestiere bellissimo che consiste nel preparare il cibo usato nei film. La prossima volta che vedete un sugoso pollo arrosto imbandito su qualche desco cinematografico, pensate, per risonanza, a lei…

Brigitte & Tatiana Petronio: scherzo fotografico di due sorelle che giocano a una saffo-provocazione nelle immagini di Emilio Lari. Ancora auspice Playmen, ma due anni dopo, nel giugno dell’81. Entrambe erano appena passate nel tritura-attrici (decine di scene con decine di starlettes, girate ma mai utilizzate) che fu La città delle donne di Federico Fellini. Le foto di scena che sopravvivono ce le mostrano nei panni di due motocicliste gemelle, inguainate nel cuoio nero. Forse era l’unico ruolo che Brigida recitò da vestita…