Baba Yaga, la strega

Così parlò Guido Crepax...
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L’inventore di Valentina e di Baba Yaga, la strega, Guido Crepax, scriveva al regista Corrado Farina che aveva portato sullo schermo la sua eroina, una lettera in cui entrava nei dettagli di questo adattamento cinematografico.

«Insomma, Baba Yaga mi è piaciuto abbastanza, cioè mi è piaciuto con molte riserve, che molto sinceramente (o “fuori dai denti”, “pane al pane” o “senza peli sulla lingua”, come si suol dire!) ti farò, pensando anche di trovarmi d’accordo con te, almeno per i guasti che i tagli hanno certamente portato». Così comincia la lettera che l’inventore di Valentina, Guido Crepax, indirizzava al regista Corrado Farina che aveva portato sullo schermo le sue avventure. Una delle avventure, in particolare, della saga dei Sotterranei, che introduceva Baba Yaga, la strega. La missiva nella sua completezza la si può leggere sul sito di Corrado Farina ed è interessante e istruttiva. Per capire non tanto che cosa Crepax riconoscesse di simile al fumetto, quanto per stanare le differenze, che agli occhi di Crepax appaiono difetti, mancanze, ma che dal nostro punto di vista possono segnare l’originalità e la specificità del film. L’atmosfera, intanto («a cui io e sicuramente tu tanto teniamo»).

Baba Yaga di Farina ha i bagliori di un gotico, è un fatto. Non vogliamo dire che sia un horror, benché i collezionisti che ragionano per la grossa ma che proprio per questo sono spesso più affidabili delle tassonomie dotte e raffinate, lo catalogano tra gli horror. L’immaginazione del regista, d’altro canto, pesca di preferenza nel grande serbatoio del fantastico orrorifico. … Hanno cambiato faccia docet. Sicché Baba Yaga,la strega è sotto il potente dominio di Ecate, di Diana, e il film  è  squisitamente lunare, con una protagonista che ha il tipo atteggiamento remissivo delle eroine dei gotici che, subendo, indagano e vengono a capo del mistero. La Valentina di Crepax è personalità propositiva, non remissiva. E Isabelle De Funès è giusta per essere olocausto. «La De Funès è una ragazza simpatica che a tratti mi è parsa proprio la “mia” Valentina» scriveva Crepax a Farina. Poi aggiungeva e chiariva: «I miei personaggi sono in un certo modo, ma nel film diventano giustamente “tuoi” e possono essere anche diversi». La Valentina dello schermo è la Valentina dello schermo, di Farina, e fisicamente esprime valori che non c’entrano con la Valentina Rosselli di carta. Possiamo solo immaginare, almanaccare cosa sarebbe stata Elsa Martinelli nel ruolo, secondo l’opzione che fu originaria del regista.

Probabilmente non avrebbe funzionato come la De Funès, che per la cronaca era la nipote di Louis De Funès e aveva un background più che di attrice di giovane cantante – peccato che oggi si trinceri dietro il rifiuto di parlare di quei tempi, perché sarebbe simpatico sapere come si trovò nella pelle spesso nuda di Valentina, lei così cerbiattina francese, così lontana, frangetta a parte, dall’imponente creatura tigresca di Crepax. Il quale Crepax si dimostra invece piuttosto critico nella scelta della Baba Yaga di Carrol Baker, della quale sposa la definizione di “patetica” uscita dalla penna di un recensore dell’Avanti. Troppo simpatica, troppo poco grottesca: «Ammetto che era rischioso, ma bisognava forzare un po’ di più» diceva a Farina. La Baker è invece perfettamente congruente alla dimensione più morbida e morbosa del film: una signora di mezza età ancora piacente, lontana dalle spigolosità surreali della strega virago SM di Crepax. Farina avrebbe voluto Ornella Vanoni come Baba Yaga ma gli è capitata la Baker, una “felice disgrazia”. Di una cosa però Crepax era entusiasta: il regno nero della casa della strega possiede un’atmosfera invidiabile, è la quintessenza delle dimore demoniache, un sortilegio che diventa edificio. Il gotico, l’horror abitano qui.