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Tomb Raider

2018
Titolo Originale:
Tomb Raider
REGIA:
Roar Uthaug
CAST:
Alicia Vikander (Lara Croft)
Dominic West (Lord Richard Croft)
Walton Goggins (Mathias Vogel)

Il nostro giudizio

Tomb Raider è un film del 2018, diretto da Roar Uthaug.

Lara Croft cambia radicalmente, sia per quanto riguarda l’outfit che la personalità. Si abbandonano le forme graziose, piene e sensuali di Angelina Jolie per abbracciare quelle di Alicia Vikander, snella, senza seno, ma con una grande grinta, scelta ottima per rivedere le origini del personaggio: inerme, apparentemente debole, vergine ai pericoli e i misteri del mondo. La Lara della Vikander picchia e si fa picchiare, tutta lavoro e allenamenti e niente sesso, rifiuta la sua grossa eredità lasciatole dal padre disperso, forse morto, per abbracciare una vita da fattorina nella Londra dei borghesi. Poi – come richiedono sia il concept del videogioco, che il genere d’appartenenza, quello dell’avventura – un indizio, un indovinello da decifrare e Lara viene catapultata su un’isola sperduta alla ricerca della tomba della temibile regina Himiko, detentrice, in vita, di un potere ultraterreno. Sull’isola troverà l’immancabile società segreta militare, comandata da un pazzoide, Mathias Vogel (Walton Goggins), alla ricerca di tale potere per poter controllare l’ordine del mondo.

Il reboot cinematografico di Tomb Raider avviene con sapienza e perizia, adattando storia e personaggi a standard attuali per la creazione di un’eroina tutta acqua e sapone, consapevole delle proprie abilità. Lara, difatti, è un’eroina in divenire: cade, si sporca di fango, sangue sul viso misto a lacrime. La dimensione survivalista del film cattura l’attenzione per gran parte della durata, pur essendo un pò troppo fedele al materiale d’origine, rendendo la storia davvero difficile da assimilare. Ci si lascia comunque affascinare dal bel visino della Vikander, che il regista Roar Uthaug sa come riprendere per distogliere lo sguardo dalla soporifera prima ora del film. Meglio tutta la seconda parte. C’è l’avventura, qualche ammiccamento ai capisaldi del genere – Indiana Jones e l’Ultima Crociata in primis – ci sono le maledizioni, le tombe con le trappole mortali e indovinelli così idioti che si risolvono da soli, ma il pubblico vuole il bel film d’avventura, la catarsi tra padre e figlia e le motivazioni che hanno portato il personaggio videoludico di Lara Croft ad essere una vera e propria icona pop anni ’90.

Tomb Raider raggiunge il suo scopo, vincendo la propria scommessa sull’onestà, confezionando un film estremamente semplice, curato al meglio della possibilità tecnica e produttiva e infarcito di scene d’azione mirando all’estremo divertimento spensierato, il tutto rovinato solo da quelle fasi iniziali prolisse e prive di mordente. In Tomb Raider la Lara Croft del 2018 risulta più funzionale di quella del 2001. La Jolie era più menefreghista, in balia di un personaggio all’epoca in pieno potere girl power, invincibile e sensuale. La Lara-Vikander risulta, invece, più genuina, debole e credibile, avvicinando meglio lo spettatore: chi per identificarsi, chi per osservare smaliziati, fantasticando su quella canottierina aderente e lercia…